Tex 668: I Rangers di Lost Valley, la recensione

Il numero 668 di Tex, disegnato da Stefano Biglia, è una perla tra le innumerevoli firmate dall'editor del personaggio: Mauro Boselli

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Il 7 giugno scorso è uscito l'albo mensile della collana ammiraglia dedicata a Tex. Il numero 668, intitolato I rangers di Lost Valley, è una perla tra le innumerevoli firmate dall'editor del personaggio, Mauro Boselli, e disegnata da Stefano Biglia, all'esordio sulla testata regolare di Aquila della Notte.

La vicenda si ispira a un fatto realmente accaduto nel luglio del 1874, quando un nutrito gruppo di indiani Kiowa e Comanche guidato da Lone Wolf, si scontrò con una compagnia di Texas Ranger. Nel fumetto, una mossa azzardata del Maggiore Jones fa sì che la sua squadra cada preda della trappola dei nemici. Il drappello di colleghi di Tex si ritrova diviso e assediato nella sinistra vallata bagnata dal Cameron Creek, nota per essere la tomba dei pionieri che hanno cercato per anni di colonizzarla, finendo massacrati dai nativi americani. Solo un uomo può salvarli da morte certa, e come sempre non si tirerà indietro.

L'azione quasi disperata del protagonista, tuttavia, non può avere successo se l'amico fraterno Kit Carson non farà la sua parte: raggiungere Jacksboro per chiedere aiuto alla guarnigione di cavalleggeri agli ordini del generale Ranald Mackenzie, detto Mano Cattiva.

Questa storia avvincente è un fenomenale esempio di sospensione dell'incredulità. Sono oltre 100 tavole dense di racconto che annullano la barriera bidimensionale cartacea e rapiscono il lettore. Il finale, tutt'altro che scontato, lo leggeremo nel prossimo numero: Il Colonnello Mano Cattiva, in edicola il 7 luglio, opera dello stesso team creativo. Sarà un'attesa emozionante.

L'intreccio di situazioni, la cura dei dialoghi e l'ordine sequenziale della trama sono un tributo all'essenza della creatura di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini. Iconico è l'aggettivo più adatto per il risultato finale. Lo sono il soggetto e la sceneggiatura di Boselli, come pure il tratto e l'interpretazione grafica di Biglia, che dimostra una conoscenza spontanea innata per la serie. Lo è, infine, la splendida ed evocativa copertina di Claudio Villa.

Tex troneggia: folgorante eroe, archetipo di coraggio, esperienza e umanità. Il Western non è più Western, diventa Epica ed è in grado di coinvolgere chiunque, infrangendo il limite e i confini del genere, divenendo semplicemente un modello di narrativa eroica.

Se vi chiedete il perché del successo incontrastato, ancora oggi, di questo titolo nonostante non risponda più ai gusti in voga nella letteratura e nel cinema corrente, trovate la risposta inconfutabile su queste pagine.

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