Torna a distanza di oltre 10 anni dalla sua ultima pubblicazione
La Saga di Paperon De’ Paperoni, pietra miliare della narrativa a fumetti ideata e realizzata da
Don Rosa nel 1994. Al centro dei dodici capitoli che compongono questo capolavoro troviamo lui,
Paperon de’ Paperoni, “il papero più ricco del mondo”, personaggio nato nel 1947 dalla grande penna di
Carl Barks e apparso per la prima volta in una storia di
Paperino intitolata
Christmas On Bear Mountain. Partendo proprio dal corposo ciclo di storie scritte e disegnate dal Signore dei Paperi, infatti, Don Rosa si lancia nella creazione delle vicende che hanno portato alla nascita di uno dei personaggi più amati della
Disney, rispondendo a poche ma precise domande: Chi è Paperon de’ Paperoni? Dove e come è cresciuto? Cosa c’è dietro l’enorme fortuna che ha accumulato in tutti questi anni? L’autore fornisce risposte dettagliate e credibili che vanno a formare una vera e propria continuity, partendo dalla tracce lasciate da Barks nelle sue pagine.
Paperone è l’ultimo membro del clan scozzese dei
McDuck, famiglia ormai caduta in disgrazia con un passato glorioso alle spalle e avi di grande rilevanza. Nella
Glasgow della seconda metà dell’ottocento il giovane Paperone cresce insieme al padre
Fergus, lo Zio
Jake, la sua dolce e protettiva madre,
Piumina O’Drake e le sorelle
Matilda e
Ortensia. Dicevamo di una condizione economica non agiata che costringe il futuro miliardario a lavorare già alla tenera età di dieci anni come lustra scarpe. In questo modo guadagnerà la sua prima moneta, la leggendaria numero 1, che gli costerà, però, anche la prima delusione: la moneta guadagnata, infatti, è americana e non ha valore nella sua nazione. Paperone imparerà sulla sua stessa pelle che il mondo è pieno di furbi pronti a sfruttare il suo duro lavoro. Ma lui è un papero testardo, caparbio, forte e da qui partirà un viaggio che lo porterà negli Stati Uniti d’America dove incontrerà l’altro fratello di suo padre,
Angus, detto Manibuche. L’epopea di Paperone inizia come mozzo su una barca fluviale, passa attraverso un lavoro sulla ferrovia e poi come allevatore di bestiame. La sfortuna sembra perseguitare questo indomito ragazzo che non appena trova una giusta dimensione perde quanto costruito con fatica. Il destino avverso il più delle volte ha il volto del cattivo di turno e la galleria è ampia e variegata: dai
Whiskervilles, famiglia scozzese, ai
Bassotti, ai fratelli
McViper al
Boero incontrato in Africa fermandosi al suino
Soapy Slick. Niente riesce a piegare la determinata volontà di trovare l’oro alla fine dell’arcobaleno e, dopo una breve parentesi nel campo del rame, finalmente Paperone troverà la sua fortuna proprio con l’oro e si stabilirà, con le sorelle a
Paperopoli.
Un’epopea durata ottant’anni che Don Rosa ricostruisce con minuzia di dettagli e particolari. L’autore, infatti, si lancia in un attento studio delle fonti storiche e inserisce il suo lavoro in questo contesto ben preciso. La geografia di queste storie, i costumi, le macchine e gli arnesi che vengono utilizzati sono ripresi dai trattati dell’epoca e rispecchiano fedelmente la loro età. Tanti sono i personaggi realmente esistiti che compaiono tra queste pagine, alcuni nella parte di se stessi (Theodore Roosvelt) altri come ispirazioni per il cast di comprimari della Saga. Non solo, da gran collezionista di fumetti qual è, Don Rosa conosce ogni singola storia di quello che diventerà il suo maestro, Barks, e partendo dalle tracce disseminate nelle avventure dei paperi, ricostruisce la genesi della famiglia, arrivando persino a disegnare il loro albero genealogico. Un lavoro immane che mette in risalto lo studio delle fonti, una loro analisi critica che gli permetterà di collegare tutti gli spunti dell’opera barksiana. Fedele a quanto tramandato Don Rosa sacrificherà pochi personaggi sull’altare della continuity e, da buon archeologo del fumetto, riuscirà a costruire un background credibile e funzionale alle storie avvenire di Paperon de’ Paperoni.
Ma questo certosino lavoro di filologia risulterebbe sterile se non fosse supportato da valide storie, e in questo Don Rosa si dimostra abile e dotato narratore. La Saga, infatti, è impostata come un vero e proprio romanzo di formazione, durante il quale vediamo il nostro burbero papero crescere, sviluppare quei tratti caratteriali che col tempo diventeranno tipici. Le disavventure, i continui brogli a cui viene sottoposto avranno il merito di temprare il suo carattere, costringerlo a una maturazione molto più veloce rispetto a suoi coetanei (in queste pagine compare un giovane John Rockerduck, arrogante e viziato rampollo di una facoltosa famiglia, futuro antagonista di Paperone e suo perfetto contraltare). Gli sforzi profusi per inseguire il sogno trasformeranno il suo sguardo disincantato sul modo in ostilità verso il prossimo, diffidenza, mentre l’avarizia e il senso per gli affari, invece, sono tratti della famiglia e col tempo emergeranno prepotenti. Sappiamo bene che il personaggio di Paperon de’ Paperoni è stata plasmato sulla figura di
Ebenezer Scrooge, il protagonista della novella scritta da
Charles Dickens Il Canto di Natale; proprio dall’autore inglese Don Rosa trae ispirazione per la realizzazione di questa saga che può tranquillamente essere accostata all’
Oliver Twist, narrando in maniera inedita per il pubblico Disney la vita di un povero papero che inizia la sua carriera con un lavoro umile e regalandoci una rappresentazione dissacrante e irriverente di quella tenera età. Per la prima volta all’interno di un fumetto di questo genere appaiono temi come la morte, il distacco dalla famiglia e dalla propria terra, l’ira violenta per le angherie subite e la delicatezza con la quale Don Rosa tratta queste situazioni è sublime. La lettura del nono capitolo della Saga è consigliata a chiunque voglia approcciarsi al fumetto sia come lettore che come scrittore. Nel rispetto della tradizione disneyana il fumettista del Kentucky ci regala pagine innovative, riflessive, sicuramente dolorose che offrono uno sguardo nuovo sul personaggio.
Nonostante il notevole corpus narrativo, la lettura scorre fluida e piacevole grazie ai continui colpi di scena, le divertenti gag, le sfortunate vicende. Tutti questi elementi concorrono a creare la giusta empatia con il personaggio: al suo fianco soffriremo, festeggeremo e piangeremo. Lo storytelling alterna fasi ricche di didascalie, che ci introducono alle singole fasi del racconto, ad azione pura in continuo equilibrio tra storie e leggenda.
Un plauso va a Panini Comics che ripropone questo materiale riveduto e corretto dallo stesso Don Rosa, con colorazioni nuove e piccoli accorgimenti in fase di lettering. Ogni capitolo è introdotto da un approfondimento di Luca Boschi che evidenzia i riferimenti storici e narrativi dei singoli capitoli. Il prezzo e la diffusione in edicola e libreria renderanno accessibili a tutti questo capolavoro della narrativa a fumetti. Non una lettura consigliata, ma imprescindibile per tutti gli amanti del Fumetto.