Terra e polvere, la recensione

Terra e polvere è il ritratto malinconico di un mondo che non può più esistere. Ruijun Li ce lo racconta dall’inizio alla fine, dal seme al raccolto, convincendoci così di tale inevitabilità

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La recensione di Terra e polvere, al cinema dal 30 marzo

Il cinema d’autore sta (ri)riscoprendo la terra.

Alle storie di urbanizzazione infelice, infatti, si contrappone oggi una visione della terra nostalgica e malinconica, quasi fosse un Eden impraticabile in cui non è possibile fare ritorno. Di questa tendenza, Terra e polvere di Ruijun Li è un esempio lampante e centratissimo: in una storia di miseria contadina della Cina rurale, tutta di stenti e fatica, l’effetto nostalgia per quel modo di vivere “ingenuo” e autentico è esattamente tanto meraviglioso quanto insostenibile. La società sta andando troppo veloce, la Natura è ormai totalmente Cultura e - come recentemente ha fatto il cinema spagnolo con Alcarràs e As Bestas - Ruijun Li ce lo dice soprattutto con le immagini e con una consapevolezza narrativa tanto sottile quanto solida.

Terra e polvere è ambientato precisamente nella regione nord-est del Gansu, fatta di grandi pianure e dune sabbiose. In questo contesto ostile, in un villaggio contadino sfruttato da proprietari terrieri in BMW, una coppia di reietti in età non più matrimoniale viene combinata dalle rispettive famiglie. Lui è un lavoratore instancabile, affettuoso e privo di qualsiasi desiderio materiale; lei ha una disabilità fisica, è taciturna e spaventata da qualsiasi cosa. Ruijun Li racconta la loro storia di emancipazione, di soddisfazione attraverso il lavoro (si costruiscono tutto quello che hanno dal nulla) e di un crescente affetto reciproco che nasce nel solco - e in nome - della terra.

In un certo senso Terra e polvere potrebbe sembrare un film fuori dal suo tempo: l’idea è ancora quella del contadino buono e puro che vien vessato e sfruttato dai padroni, ma che nella sua superiorità morale e umana (quella appunto del buon cuore) anche se perde vince comunque nel cuore dello spettatore. Ruijin Li infatti per prima cosa crea il senso della meraviglia e della bellezza nel modo in cui inserisce i suoi protagonisti all’interno degli spazi aperti mentre lavorano, belli e puri quanto il paesaggio che li circonda. Oltre a questa idea visiva che è tutta da ammirare, ecco che si insinua ciò che rende Terra e polvere un film invece attuale: quel senso di inevitabile di fine anche nel più bello dei momenti, insieme all’idea (resa dallo strano incedere della storia, che sembra sempre sul punto di “svoltare”) che la modernità l’abbia già corrotta. I voti agli antenati si fanno infatti bruciando banconote; il sogno di lei è avere una tv in casa e ha bisogno di cure mediche professionali che la terra non le può dare. 

Terra e polvere è il ritratto malinconico di un mondo che non può più esistere. Ruijun Li ce lo racconta dall’inizio alla fine, dal seme al raccolto, convincendoci così di tale inevitabilità: per quanto apparentemente bella (e questo lo dicono le immagini, ingannandoci) quella vita è ormai corrotta (e questo lo dicono i fatti). La modernità non sono però solamente le ruspe che buttano giù le vecchie case, ma può essere anche un confortevole appartamento in città dove ricominciare e da cui vedere dall’alto la propria terra. In attesa, un giorno, di farci ritorno.

Siete d’accordo con la nostra recensione di Terra e polvere? Scrivetelo nei commenti!

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