Terminator Zero (stagione 1), la recensione: l'altro lato della rivolta delle macchine
La prima stagione di Terminator Zero mostra un altro lato della rivolta delle macchine, mantenendo i punti forti della serie principale
Terminator Zero, la recensione della stagione 1, disponibile da oggi 29 agosto su Netflix.
Un asse Giappone/Stati Uniti che parte dallo showrunner Mattson Tomlin (The Batman) e impiega Production Ig, studio d'animazione giapponese che quest'anno ha curato anche il film Haikyu: The Dumpster Battle e Kaiju No. 8. Sarà riuscita questa nuova finestra sul mondo di Terminator a convincerci?
La trama di Terminator Zero
L'anno è il 2022: una guerra futura infuria da decenni tra i pochi sopravvissuti umani e un esercito infinito di macchine. Intanto nel 1997, l’intelligenza artificiale conosciuta come Skynet acquisisce consapevolezza di sé e inizia la sua guerra contro l’umanità, e un soldato inviato indietro nel tempo arriva per proteggere uno scienziato giapponese di nome Malcolm Lee che lavora per lanciare una seconda intelligenza artificiale progettata per competere con l’imminente attacco di Skynet all’umanità e fermarla. Mentre Malcolm affronta le complessità morali della sua creazione, viene braccato da un implacabile assassino proveniente dal futuro che altera per sempre il destino dei suoi tre figli.
La storia di Terminator Zero funziona, ed è un continuo crescendo nel corso degli otto episodi. C'è qualche ingenuità tipica della serie ideata da Cameron, ma nel complesso tutto funziona. Si parla ancora una volta di identità, giustizia personale e libero arbitrio, analizzando le azioni degli umani e quelle più fredde delle macchine, mettendole a confronto e forse trovando perfino un punto d'incontro. Ovviamente, aspettatevi colpi di scena temporali, loop e dimensioni diverse, con un finale aperto che potrebbe portare ovviamente a un sequel di questa visione giapponese.
Una collaborazione riuscita
Nonostante le piccole ingenuità della messa in scena, la collaborazione tra Giappone e Stati Uniti è promossa. I personaggi che nei primi episodi possono sembrare stereotipati assumono quasi tutti una dimensione entro il finale della stagione. Terminator Zero non risparmia di mostrare morti cruente e momenti gore, divenendo una serie decisamente non adatta ai più piccoli. Production IG dà, ancora una volta, il meglio nelle scene d'azione, sebbene gran parte dello show si poggi su lunghi dialoghi tra Malcom e Kokoro.
Conclusioni
La prima stagione di Terminator Zero mostra un altro lato della rivolta delle macchine, mantenendo i punti forti della serie principale e riesce nel suo lavoro di soft reboot. Una volta conclusi gli otto episodi, resta una leggera curiosità sul sapere come il tutto andrà avanti, sul come e se si completerà il loop temporale che da sempre è un pilastro nel brand. E chissà che sia la volta buona che venga data una boccata d'aria fresca a una saga che è ancorata a degli stilemi ormai passati.