Terminator Genisys, la recensione
L'intento è quello di far ripartire tutta la saga da capo su altre premesse, purtroppo però Terminator Genisys muta anche il tono del film e perde l'anima
Non è necessario aver visto i film precedenti per godere Terminator Genisys, in nessun modo si aggancia ad essi anche se è zeppo di riferimenti visivi e piccole citazioni. Come se l'universo di Terminator come lo conosciamo fosse rivisto, rinarrato e rimodernato, Genisys cambia anche nome a Skynet, simbolo più che evidente della volontà di rifondare la mitologia, e soprattutto rivede da capo il tono di tutta l'operazione, proprio quello che era il punto di forza dei film di Cameron.
Tutto è cambiato e ci vorrà un film (o più) per capire il perchè.
Addirittura nella furia dei molti viaggi nel tempo e dei diversi flashback vediamo molti diversi Schwarzenegger di diverse età (la versione giovane digitale è la migliore, l'unica realmente inumana), e proprio quella dimensione del tempo che passa sul corpo del robot (la cui carne è umana quindi invecchia) sembra l'idea migliore del film ma non è sfruttata. In un cinema postBoyhood, l'eterno ripresentarsi in tutte le epoche di un T-800 che attraversa le decadi appassendo ma con un'unica missione in mente, poteva forse essere l'unica vera nuova chiave. Non il sentimento suo ma l'attaccamento di Sarah Connors ad un oggetto che rappresenta la propria vita.
Peccato che venga tutto vanificato dalla scrittura.
La tragedia di questo film infatti sta tutta nel tono.
Lontanissimo dall'idea da B-Movie di Cameron di avere una macchina di morte insensibile che insegue la vittima (primo film), poi ampliata a grandissimo film in cui quello stesso personaggio la aiuta contro un'altra macchina di morte insensibile (il secondo), il film preferisce costruire la classica "famiglia" interna all'avventura. Peggio ancora ha svenduto l'inumano a favore di una blanda umanità. Come e di più di quanto avevamo già visto nel terzo e quarto film della serie, il robot è in fondo un simpaticone, non lo ammette nessuno ma ha dei sentimenti, e un umorismo più che fastidioso invade quello che dovrebbe essere il dramma dell'azione. Addirittura (pura follia) il T-800 vive anche il contrasto di dimostrare a tutti di non essere vecchio e inservibile. La storia di Terminator (in teoria) terribile, parla di uomini e donne privi della voglia di vivere che combattono il loro opposto logico, l'assenza totale di comprensione e ragionevolezza, consapevoli di un futuro ineluttabile, gente che ha perso ogni desiderio di leggerezza (il secondo capitolo andava molto in questa direzione), costellata di personaggi fortissimi e dalla coerenza incrollabile. Terminator Genisys non cerca tutto questo, ride e scherza come fosse un'action comedy e cerca la lacrimuccia più semplice di tutte (tramite le dichiarazioni sentimentali). Non si interessa nemmeno della coerenza interna, di cosa possano o non possano fare i robot e di cosa sarebbe più ragionevole per loro.
Il film è insomma disposto a qualsiasi incoerenza e a calpestare ogni sensibilità per inseguire il traguardo di un sentimentalismo d'accatto.