Tenente Marlo, la recensione

Le storie del Tenente Marlo sono caratterizzate da una certa crudezza e drammaticità, incastonate nella forza dirompente dei suoi chiaro-scuri

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Tenente Marlo, pag. 29

A distanza di pochi giorni dal rilascio sui nostri scaffali di 53 storie brevi (lo scorso fine ottobre), Allagalla ha tributato un altro omaggio al maestro Claudio Nizzi pubblicando per la prima volta in un unico volume tutti e ventuno gli episodi del Tenente Marlo usciti originariamente su Il Giornalino tra il 1977 e il 1980.

Per Nizzi si trattò di un esordio come autore di una serie poliziesca, dopo svariati soggetti avventurosi, umoristici e naturalmente western. Tuttavia, sulle pagine del Tenente Marlo lo sceneggiatore riuscì a trasmettere una personale e immediata empatia con detective e criminali, comparabile a quella più scafata di pistoleri e indiani. Alla guizzante penna di Nizzi vennero affiancate le matite di un altro gigante della Nona Arte nostrana: Sergio Zaniboni (4 agosto 1937 – 18 agosto 2017).

Il disegnatore piemontese, che lavorava da otto anni su Diabolik e ne era divenuto già una colonna, accettò volentieri la sfida di un progetto inedito, avendo la libertà di cimentarsi con una serialità non legata a inevitabili canoni editoriali ed estetici come quelli imposti dall’imprendibile fuorilegge di Clerville. Inoltre, Zaniboni ebbe l'onere e la possibilità di dimostrare ancor più il suo talento cristallino, occupandosi anche delle chine (su Diabolik era impegnato solo alle matite) e passando dalla ridotta gabbia del pocket Astorina, con al massimo quattro vignette, a quella ampia il doppio, offerta dal formato de Il Giornalino.

Riconosciamo nell’aspetto di Marlo atteggiamenti e tratti del Re del Terrore così come del suo irriducibile antagonista, il Commissario Ginko, ma il nuovo personaggio affidato a Zaniboni assume da subito una sua precisa fisionomia, suggestiva e accattivante.

Caratterialmente invece, il protagonista ricorda l’icona per eccellenza del Fumetto italiano, Tex, di cui Nizzi è indiscutibilmente uno dei più apprezzati ed efficaci interpreti: è un uomo tosto, fiero, magnanimo e integerrimo, contraddistinto dall'immancabile sigaretta in bocca, che si accende con impareggiabile classe e nonchalance, al pari di Aquila della Notte.

Tenente Marlo, pag. 68Le indagini di Marlo si svolgono nel presente di allora, a cavallo tra i 70 e gli 80, in un’imprecisata città degli Stati Uniti, che potremmo collocare nel Midwest del paese. È una metropoli vicina a incantevoli ma insidiose distese d’acqua dolce e alla sterminata, affascinante campagna americana. Il genere giallo che Nizzi predilige è il police-procedural, che vede all’opera un professionista, affiancato da una squadra di altrettanti specialisti. Le fonti d’ispirazione, come sottolinea Roberto Guarino nell’interessante introduzione al libro, sono i romanzi appartenenti alla saga dell’87º Distretto, di Ed McBain, e a quella del commissario Maigret, di Georges Simenon.

Questo modello di crime sarà riproposto da Nizzi per le avventure dell’eroe più famoso da lui creato nel 1988 per Sergio Bonelli Editore: Nick Raider. Lo scrittore, nativo di Setif in Algeria, si rivela in tal maniera un vero e proprio anticipatore di una tendenza narrativa del poliziesco che esploderà negli anni 90 in Italia e nel resto del mondo, segnalandosi ancora oggi come il genere giallo per eccellenza in qualunque declinazione fiction.

Tenente Marlo è una lettura adatta a un pubblico adulto, pensato e destinato soprattutto ai genitori dei lettori abituali de Il Giornalino. Le sue storie sono caratterizzate da una certa crudezza, in cui non mancano delitti, rapimenti, rapine ed episodi di droga. La drammaticità dei racconti è esaltata dalla meravigliosa e moderna regia che Zaniboni imprime alle tavole, unita alla straordinaria recitazione dei personaggi, il tutto incastonato nella forza dirompente di splendidi chiaro-scuri.

Tenente Marlo, pag. 99

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