Tartarughe Ninja - Fuori dall'Ombra, la recensione

Con più ritmo, più superficialità e una trama da episodio di serie televisiva Tartarughe Ninja - Fuori dall'Ombra centra le ambizioni e la dimensione migliore per il franchise

Critico e giornalista cinematografico


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Sembra che qualcuno abbia finalmente centrato lo spirito giusto per un adattamento cinematografico di Tartarughe Ninja.

Il secondo capitolo del reboot della serie cambia regista e mantiene gli sceneggiatori, il che equivale a dire che mantiene il tono scelto e la visione di come dovrebbero comportarsi oggi quei personaggi, ma muta il ritmo e il passo. Dave Green immagina quasi un’unica lunga corsa, una serie di scene d’azione all’interno delle quali perdere il minor tempo possibile con la spiegazione di una trama che non ha nessun nemmeno vago punto d’interesse. Questo non lo differenzia da altri film del suo genere ma la consapevolezza di non avere un intreccio rilevante gli dona una dignità maggiore.

Le Tartarughe Ninja di questa generazione parlano e si muovono con la coolness degli afroamericani, amano il rap e tra di loro si relazionano come una piccola gang. In questo film affronteranno con tutta la vaghezza del caso l’orgoglio di essere quello che sono e vinceranno il desiderio di essere conosciuti e apprezzati dagli altri, sostanzialmente di non dover vivere nell’ombra.

In più vengono introdotti personaggi noti di quell’universo come Krang, Bebop e Rocksteady. Tutto molto veloce, tutto molto superficiale, tutto soggetto comunque al grande movimento, alle corse, all’azione e al caos dell’avventura.

Questo, va chiarito, non rende Tartarughe Ninja - Fuori Dall’Ombra un action movie esemplare come poteva esserlo un altro film potenzialmente simile, Transformers (lì Michael Bay dirigeva, qui produce e la differenza è più che sensibile), ma lo rende semmai un buon esempio di come questo tipo di adattamenti mordi e fuggi possano inserirsi nel sistema.

Nonostante infatti la presenza di ambienti reali e qualche personaggio in carne ed ossa, questo è un franchise sostanzialmente animato. Le sequenze in cui non c’è niente di reale e tutto, dagli ambienti fino ai personaggi, è digitale e dunque animato sono molte, nonostante la ricerca del fotorealismo questo è un cartone animato con qualche attore in carne ed ossa. Un cartone animato sotto mentite spoglie che però mantiene la velocità e il ritmo che da sempre appartiene alla sua categoria.

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