Tartarughe Ninja - Fuori dall'Ombra, la recensione
Con più ritmo, più superficialità e una trama da episodio di serie televisiva Tartarughe Ninja - Fuori dall'Ombra centra le ambizioni e la dimensione migliore per il franchise
Il secondo capitolo del reboot della serie cambia regista e mantiene gli sceneggiatori, il che equivale a dire che mantiene il tono scelto e la visione di come dovrebbero comportarsi oggi quei personaggi, ma muta il ritmo e il passo. Dave Green immagina quasi un’unica lunga corsa, una serie di scene d’azione all’interno delle quali perdere il minor tempo possibile con la spiegazione di una trama che non ha nessun nemmeno vago punto d’interesse. Questo non lo differenzia da altri film del suo genere ma la consapevolezza di non avere un intreccio rilevante gli dona una dignità maggiore.
In più vengono introdotti personaggi noti di quell’universo come Krang, Bebop e Rocksteady. Tutto molto veloce, tutto molto superficiale, tutto soggetto comunque al grande movimento, alle corse, all’azione e al caos dell’avventura.
Nonostante infatti la presenza di ambienti reali e qualche personaggio in carne ed ossa, questo è un franchise sostanzialmente animato. Le sequenze in cui non c’è niente di reale e tutto, dagli ambienti fino ai personaggi, è digitale e dunque animato sono molte, nonostante la ricerca del fotorealismo questo è un cartone animato con qualche attore in carne ed ossa. Un cartone animato sotto mentite spoglie che però mantiene la velocità e il ritmo che da sempre appartiene alla sua categoria.