Tartarughe Ninja - Caos Mutante, la recensione

Rivisti, rimodernizzati e riattualizzati per l'ennesima volta Tartarughe Ninja - Caos mutante perde anche gli ultimi riferimenti underground

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione del film animato Tartarughe Ninja - Caos mutante, al cinema dal 30 agosto

Per la prima volta una riduzione audiovisiva del fumetto anni ‘80 Teenage Mutant Ninja Turtles mette l’accento sul fatto che sono dei teenager. Nelle precedenti serie tv animate e nei film il loro essere ragazzi era presente ma non evidente. Stavolta invece Tartarughe Ninja - Caos mutante, nuova versione animata che adatta (di nuovo) quello spunto ai tempi moderni, ne sottolinea ingenuità e difetti dell’età animandoli di paure, inadeguatezze e prime cotte. Se in precedenza molto era lasciato alla coolness dei personaggi, ora molto è giocato sulle loro debolezze. 

La modernizzazione prevede che le tartarughe imparino l’arte ninja insieme a Splinter da video didattici anni ‘90, anni ‘00 e da video YouTube, che Splinter stesso non sia saggio ma un ordinario padre scemo, che April O’Neal non sia più rappresentata in modi sessualizzati ma con un fisico comune (e una personalità che ha il compito di renderla attraente) e tutto è piegato verso i cinecomics. Ovviamente le tartarughe ninja sono effettivamente un fumetto da cui è tratto (per l’ennesima volta) un film ma il trattamento cinecomic prevede che aderiscano a certe leggi del genere cinematografico canonizzato dalla Marvel, come si vede nella scena in cui testano e scoprono la loro forza con eccitazione, nel fatto che abbiano un nemico che è il loro opposto logico e dal cui distacco possano capire chi sono, dal rapporto problematico con l’opinione pubblica (come Spider-man o gli X-men) e dal finale apocalittico che afferma la loro necessità di diventare “eroi”. Ciliegina sulla torta: l'animazione ricorda lo stile impostato da Spider-man: un nuovo universo.

Gli anni ‘90 sono un inside joke per adulti che sta tutto nella colonna sonora sovradimensionata di Trent Reznor e Atticus Ross, ogni riferimento all’origine underground e alla maniera in cui i primi film, comunque diretti ad un pubblico infantile, cercavano di tenere una strana forma di fedeltà a quell’origine, calcando la mano su fogne, quartieri marginali, oggettistica da barboni, spazzatura e una vita di strada, è completamente andata. Le tartarughe ninja hanno sogni borghesi, vogliono andare a scuola e essere come tutti. Non era difficile immaginare che sarebbe andata così ma dalla produzione e dal coinvolgimento di Seth Rogen ci si poteva aspettare di più, come era lecito aspettarsi un umorismo più marcato e un senso generale del divertimento più presente. Caos mutante non è brutto film, ed è meglio del precedente TMNT, ma non ha nemmeno la forza di far ripartire un franchise da solo.

In Tartarughe Ninja - Caos mutante loro come tutti gli altri animali mutati sono una rappresentazione delle minoranze etniche a New York (loro sembrano proprio afroamericani con un padre che è sinoamericano, doppiato da Jackie Chan), odiati dal resto della popolazione, emarginati e incattiviti per il fatto di non potersi integrare. Il loro diritto a poter frequentare un liceo e fare una vita normale però non arriverà come un guadagno per tutta la loro categoria, ma dopo essersi dimostrati eccezionali sconfiggendo una calamità apocalittica. Per meriti speciali insomma, e non perché ne hanno diritto tanto quanto gli altri.

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