Taken - la vendetta, la recensione

Assurdo, burino, diretto e spiccio. Taken 2 non muove un passo dal primo film e si conferma uno dei prodotti di successo più assurdi degli ultimi anni...

Critico e giornalista cinematografico


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C'è James Bond, c'è Jason Bourne e poi c'è Bryan Mills, il fratello più spiccio, diretto e burino. L'agente segreto dalle peripezie mondiali in ogni era del cinema ha raccontato la società, le sue paure riguardo il controllo e le ingerenze governative, i suoi status symbol e le sue tensioni geopolitiche. Bryan Mills non fa niente di tutto questo. Di certo non è sofisticato (nè intellettualmente, nè tecnicamente), non è portatore di nessuna novità, non è nemmeno una figura prettamente contemporanea, potrebbe esistere in ogni era e anzi se di qualcosa può dirsi portatore questo è senz'altro il "vecchio stile", la maniere forti di una volta e l'etica americana dell'outsider del sistema, che lotta per i propri interessi nella forma privatissima della famiglia.

Per tutti questi motivi, a cui si aggiunge il particolare per nulla trascurabile che Bryan Mills è interpretato da Liam Neeson, ad oggi 60enne, che probabilmente non sarebbe stato plausibile nella parte del superuomo duro e tutto d'un pezzo nemmeno a 30 anni, Taken è un piccolo gioiello imprevisto di assurdità.
L'imprevisto sta nel fatto che questo agente abbastanza burino, che agisce senza modernità in un mondo senza tempo, con una faccia e un fisico che non hanno nulla a che vedere con la minaccia che rappresenta, nelle mani di Luc Besson è diventato un instant cult dell'action movie spicciolo. Tanto da sorprendere tutti al box office e meritarsi un sequel. Insomma non l'hanno visto solo un manipolo di maniaci dell'action dallo spirito goliardico ma anche il pubblico orfano di Walker Texas Ranger e dei sani valori della famiglia e del proprio orticello difesi con le mani.

Figlie e mogli rapite come nemmeno nei film anni '80 di Schwarzenegger, trovate e soluzioni fuori da ogni logica (anche quelle flessibili del cinema d'azione) e un'invincibilità presentata senza nessuna enfasi o difficoltà, senza nessuna tensione o possibilità di errore, Bryan Mills è inarrestabile oltre ogni senso in film che non fanno nemmeno troppo per metterlo in difficoltà. Per spiegarci bene si tratta di film in cui Bryan Mills ordina alla figlia di segnalargli la sua presenza facendo esplodere delle granate in mezzo al centro abitato, così che lui ovunque sia capisca quanto è lontana. Il massimo del "diretto".

Stavolta è a Instanbul, in una vacanza girata con i toni dell'idillio che non può durare. Alcuni sicari, la cui famiglia è stata massacrata da Mills stesso nel film precedente, vogliono vendicarsi e gli rapiscono la moglie. Lui non la prende bene e comincia il body count aiutato dalla figlia (che teneri).

Senza svelare la conclusione, ci limitiamo a dire che implica il conseguimento della patente da parte di quest'ultima. Sul serio.

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