Tak3n - L'ora della verità, la recensione

Terzo capitolo del franchise Taken non ambientato in Europa ma in una Los Angeles dove Mills è sospettato di omicidio. I cattivi sono russi

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Dopo gli albanesi dei primi due film, ancora i russi.

Continua la sovraesposizione cirillica in chiave villain: dopo The Equalizer e John Wick, succede anche nel terzo Taken (l'incipit del 2008 fu titolato per noi Io vi troverò), ultimo capitolo di un franchise che fece di Liam Neeson una star dell'action movie quando già era vecchietto. Nel primo del 2008 aveva già 56 anni. Fate voi il conto. Sceneggiatura e produzione ancora di quella vecchia volpe dell'intrattenimento sparatutto al secolo Luc Besson, tornato a un buon successo da regista con Lucy. Il grande talento dietro Nikita (1990) e Leon (1994) manda ancora allo sbaraglio registico Olivier Megaton, suo pupillo fin dai tempi del primo film prodottogli Exit (2000).

Stavolta il coriaceo e sempre più ingobbito ex agente speciale della Cia Bryan Mills (Liam Neeson) non va né a Parigi (Io vi troverò) né a Istanbul (Taken - La vendetta) per massacrare albanesi e padri vendicativi di albanesi che si sono permessi di mettere le mani addosso alle sue ragazze (figlia ed ex moglie). Bensì lo troviamo inizialmente tranquillo con i suoi amiconi ex agenti speciali come lui in quel di Los Angeles prima di essere coinvolto in una trama hitchcockiana in cui la polizia sospetta che sia stato proprio lui a fare qualcosa di molto, molto brutto. Un commissario intelligente e ossessionato da scacchi ed elastici (Forest Whitaker in un omaggio vivente al Tommy Lee Jones de Il fuggitivo) gli darà la caccia mentre russi dai capelli rossi con la faccia piena di pustole, denti storti e mutandoni del nonno gli spareranno di tutto addosso sempre con una pessima mira. C'è anche un Dougray Scott invecchiato peggio di Neeson (ne è passato di tempo da quando lo davano come nuovo James Bond nei primi anni del 2000) inquadrato senza slancio dalla cinepresa isterica di Megaton. Come nel secondo episodio, è difficile distinguere qualcosa nelle non troppe sequenze d'azione (e questo non è bello per un action movie) grazie alla camera adrenalinica di Megaton e al montaggio schizzatissimo di Audrey Simonaud e Nicolas Trembasiewicz. E' un PG 13 ma rispetto ai primi due film è molto meno cruento. I fan potrebbero annoiarsi parecchio visto che ci sono più inseguimenti e diavolerie tecnologiche (cimici, cellulari, computer, minuscole videocamere) che non sparatorie e corpo a corpo anche se una Porsche che stacca di netto la ruota portante di un jet privato in fase di decollo è un'idea così bella da leggere e da vedere... che potrebbe valere da sola il prezzo del biglietto.

Liam Neeson è tutto sommato un buon Bryan Mills. Tenero e credibile in una scena nei bagni delle signore con la figlia interpretata da Maggie Grace (sembra una Paola Cortellesi maggiorata in tutto). I critici Usa si sono scandalizzati ma il pubblico molto meno, segno del fatto che c'è parecchio affetto attorno a questo simpatico franchise. Neeson minaccia qualcuno come nella mitica scena al telefono del primo Taken? Sì! Ma dovrete avere un po' di pazienza.

Non è da escludere un Taken 4 e probabilmente ci piacerebbe pure vederlo. Ma lo vorremmo più cattivo e un po' meno confuso nella regia. Se fosse possibile.

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