Take this Waltz - la recensione

[San Sebastian Film Festival] Dopo Away from Her - Lontano da Lei, la seconda opera da regista di Sarah Polley convince, così come il suo cast...

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Sarah Polley è una enfant prodige. E non è solo perchè ha iniziato a recitare a sei anni con Un magico Natale della Walt Disney (1985) e a distanza di ventisei anni è ancora richiesta ad Hollywood e dintorni, nè tantomeno perchè a ventisette anni ha scritto e diretto un film sugli anziani e l’Alzheimer come Away from her – Lontano da lei (giustamente candidato agli Oscar come migliore sceneggiatura non originale), ma perchè tutto questo lo ha sempre fatto con una sensibilità, un occhio e una padronanza del mezzo che è difficile riscontrare in qualsiasi suo coetaneo cineasta.

Con Take this Waltz, sua seconda opera dietro la macchina da presa, la Polley conferma quanto di buono ha fatto vedere. Non era un caso, non era un calesse, direbbe Massimo Troisi.

Margot è felicemente sposata con un uomo dolcissimo, simpatico, coccoloso il punto giusto, ma a cui manca qualcosa, non è ben chiaro cosa, ma di certo in questo momento non è ciò di cui lei ha bisogno. Di questa mancanza la protagonista se ne accorge quando conosce un vicino di casa, un pittore troppo timido per esporre le proprie opere che si guadagna da vivere portando in giro persone a bordo di una sorta di carrozza trainata a piedi, qualcosa di molto strano e umiliante, ma che ha comunque un suo pubblico. I dubbi sul cosa fare, se rimanere all’interno del matrimonio o il lasciarsi andare alla passione tormentano la giovane finchè non sarà uno dei due uomini a metterla davanti ad un improrogabile bivio...

Con una storia “classica”, un triangolo amoroso piuttosto convenzionale, Sarah Polley riesce comunque a entrare così a fondo nell’animo della sua protagonista non solo scavandone i timori e le tentazioni da un punto di vista concettuale, ma dando a tutto questo anche una rappresentazione estetica fatta di straordinarie scene di corpi sguardi, avvicinamenti e fughe, che rimane impressa anche dopo parecchie ore di visione. Dalla scena nella giostra a quella in piscina, passando per i baci sul vetro o gli abbracci in cucina, quasi ogni fotogramma del film trasuda sentimento da dare, da ricevere o da desiderare. Il modo in cui lei poi riesce a fare recitare i suoi tre attori, una finalmente sopportabile Michelle Williams, un tratenuto Seth Rogen e la sorpresa Aaron Abrams, capace con uno sguardo di far capire l’intero patimento di un innamorato, conferma quanto di buono fece con Away from Her con Julie Christie (tanto da farla arrivare a un soffio dall’Oscar).

Il totale di tutte queste considerazioni in definitiva è uno: se Sarah Polley saprà continuare così, non c’è dubbio che parleremo della sua carriera di regista per molto, molto tempo...

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