Taboo 1x08 [finale di stagione]: la recensione
Taboo arriva al termine del suo primo viaggio, con un episodio denso e soddisfacente sotto tutti i punti di vista, che apre il campo alla nuova stagione
Si conclude sontuosamente la serie ideata da Tom Hardy e da suo padre Chips, in un tripudio di sangue e adrenalina che lascia sul campo meno vittime di quanto la cruenza abituale del racconto lasciasse presagire. Piangiamo, è vero, la caduta di Helga, appena redenta dal tradimento nei confronti di James e rincuorata dall'innocenza del suo ombroso alleato, confermata dalla testimonianza del piccolo Temple. Tremiamo per Cholmondeley, rimasto pesantemente ferito e in bilico tra la vita e la morte sulla nave che sta trasportando James e i suoi alleati verso Ponta Delgada. Tuttavia, rispetto all'ecatombe che pareva prospettarsi durante la sparatoria tra i nostri e le forze della Corona, il bilancio è roseo.
Mentre salpano a vele spiegate verso un futuro ignoto, all'ombra della bandiera americana a cancellare un passato di oppressione e ostracismo, la corte dei miracoli di James Keziah Delaney assume i contorni di un ritratto corale che mette in luce l'uomo in tutte le sue caleidoscopiche sfaccettature. Non c'è giudizio, né condanna per i molti diversi stivati nel ventre dall'imbarcazione. La varietà diviene ricchezza, e lancia i protagonisti verso un avvenire ricco d'incognite, pericoli e - non ne dubitiamo - rivalità, ma comunque nuovo. E nuova è stata Taboo, fresca nella sua declinazione accattivante del dramma in costume, coraggiosa nella sua grafica rappresentazione della violenza (l'esposizione del cadavere di Dumbarton riecheggia la raffinatezza visiva dei cadaveri di Hannibal) e determinata a evitare facili shock.