Taboo 1x02: la recensione

Il secondo episodio di Taboo conferma quanto di buono visto nel primo, aumentando la pericolosità dei nemici di James

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"Qual è la cosa più piccola che avete visto in vita vostra?" "La gentilezza umana." L'eloquente scambio di battute tra James Delaney (Tom Hardy) e il suo informatore Atticus (Stephen Graham) la dice lunga sull'atmosfera di ostilità che il giovane, tormentato protagonista si trova a fronteggiare nel secondo episodio di Taboo. Con un ritmo narrativo cui l'abile mano del regista Kristoffer Nyholm ci sta abituando gradualmente, le vicende di James si intrecciano sempre più strettamente con gli scontri politici tra il Vecchio e il Nuovo Continente.

Gli interessi della Compagnia delle Indie si scontrano con le intenzioni dell'erede di Horace Delaney, e la morte del giovane sembra essere, secondo Sir Stuart Strange (Jonathan Pryce) la via più rapida per raggiungere i più loschi scopi, in un clima di predominio di cui persino il Principe Reggente (Mark Gatiss) sembra aver timore. Ma James è un osso duro, si aggira come un cane randagio per una Londra mai stata tanto fangosa, per nulla spaventato all'idea di sporcarsi le mani. Un diavolo tenuto a freno da un autocontrollo che fa intuire l'incandescenza sotto la cenere. E ombre dal passato continuano a tormentare i suoi giorni e le sue notti, ombre da cui iniziamo a intuire i contorni di una tragica storia di schiavitù di cui James fu, probabilmente, complice nei suoi anni di peregrinazione.

Ma non è delle ombre che James deve aver paura, quanto del numero crescente di nemici che sembrano affastellarsi gli uni sugli altri per potergli strappare di dosso la pelle. Tramite la giovanissima Winter, l'uomo stringe un'inaspettata alleanza con la maitresse Helga (Franka Potente), madre della ragazzina e occupante di quelli che erano, un tempo, i magazzini della compagnia di commercio Delaney. Meno fortunato sembra il primo incontro col dottor Dumbarton (Michael Kelly), medico americano al lavoro al St. Barth. Ma Taboo ci sta istruendo bene, attraverso dialoghi e situazioni, sulla completa inaffidabilità della vita, salvo rare eccezioni che, nella serie, sono per ora incarnate dal fidato maggiordomo Brace (David Hayman).

La figura, a oggi, più sfuggente della serie scritta da Steven Knight resta Zilpha (Oona Chaplin), sorellastra di James con cui l'uomo sembra aver avuto dei trascorsi che hanno attraversato gli scabrosi terreni dell'incesto. Lasciata a bocca asciutta dal testamento del padre, con gran scorno del marito Thorne, la donna continua a manifestare sentimenti contrastanti verso il fratellastro, alternando una circospetta ritrosia a evidenti slanci pervasi di morbosa attrazione. Dove condurrà i due personaggi questo legame oscuro e solcato d'inquietudine, sarà certo materia d'indagine per i prossimi episodi. Per ora, non possiamo che confermare la solidità finora dimostrata dalla serie, sorretta da una perfezione visiva che nulla ha da invidiare al miglior cinema e da interpretazioni intense e magnetiche.

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