Taboo 1x01, "Shovels and Keys": la recensione

Parte col piede giusto Taboo, scritta e diretta da Steven Knight e ideata da Tom Hardy, che ne è lo splendido protagonista nella Londra del 1814

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Spoiler Alert
"Perdonami, padre, perché ho molto peccato." Suona quasi irriverente la frase pronunciata da James Keziah Delaney di fronte al cadavere del genitore defunto, mentre sottrae all'uomo le due monete che gli coprono gli occhi sigillati per sempre dal bacio della morte. Irriverente perché un protagonista come quello interpretato da Tom Hardy nel primo, intenso episodio di Taboo (che l'attore inglese ha ideato, assieme al padre Chips) sembra non dover chiedere scusa a nessuno, nemmeno al padre, unico fra tutti a confidare ancora nel ritorno del figlio dato per disperso a seguito di un naufragio in Africa.

Taboo nasce con basi più che solide: targato BBC, prodotto dallo stesso Hardy e da Ridley Scott, scritto e diretto da quello Steven Knight cui il poliedrico attore trentanovenne deve due tra le sue interpretazioni più memorabili (in Locke, di cui è unico e indiscusso protagonista per tutta la durata, e nel televisivo Peaky Blinders), trae immediata linfa vitale dall'accattivante contesto in cui è ambientato: i toni freddi e contrastati della Londra del 1814 fanno da cornice a quella che, già nel primo episodio Shovels and Keys, si configura come un racconto a tinte forti, in cui le macchinazioni della Compagnia delle Indie si contrappongono al desiderio di rivalsa di James, venuto a conoscenza della morte del padre.

La regia ruvida di Knight carezza con sapienza i volti degli attori, dal gigantesco Hardy che alterna sagacia e follia alla composta ma tormentata Oona Chaplin nel ruolo della sorellastra Zilpha, passando per il veterano Jonathan Pryce nella parte dell'astuto Stuart Strange. Gli incubi e le visioni che tormentano James hanno il sapore accattivante delle anticipazioni narrative ben riuscite, così come i segreti che il rapporto velatamente morboso tra i due fratelli Delaney sembra celare.

Che sia tra i fumi londinesi dell'industrializzazione in germe o sulle secche pietre che, secondo le descrizioni, costituiscono la terra oltreoceano che Horace Delaney ha destinato al suo primogenito, la storia di Taboo ha preso l'avvio in maniera encomiabile per ricchezza tematica, credibilità psicologica e gusto visivo, oltre che per le già citate performance attoriali commisurate alla fama dei loro interpreti. Attendiamo speranzosi il dipanarsi di una matassa che alterna la raffinatezza della seta alla scabrosa tenacia delle corde dei marinai.

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