Syndrome, la recensione

Un classico survival horror fantascientifico: la recensione di Syndrome

Condividi

Riuscire a realizzare un buon survival horror senza scadere nei soliti cliché del genere è ormai un’impresa ardua. Dagli albori ad oggi abbiamo infatti visto ogni sorta di gameplay, ambientazione, creatura letale e via discorrendo, lasciando ormai ben poco spazio di manovra ai poveri team di sviluppo che in più di un’occasione non hanno più saputo che pesci pigliare. Non è un caso che la serie Resident Evil, nel corso dei suoi ormai vent’anni di vita, abbia già cambiato aspetto una volta e si appresti a ripetere nuovamente la rischiosissima operazione il prossimo gennaio 2017. Se però il lavoro è svolto con cura ed intelligenza non è affatto raro trovare buoni prodotti che, pur rimanendo nei confini dei soliti stereotipi horror, sono comunque in grado di regalare un’esperienza più che dignitosa. Sarà questo il caso di Syndrome, survival horror sci-fi che sembra proprio essere il fratello minore di produzioni quali Alien: Isolation e System Shock?

La struttura narrativa scelta da Camel 101 e Bigmoon Entertainment è esattamente la medesima dei due esempi citati poco sopra: il protagonista si risveglierà da un sonno criostatico in una nave spaziale ormai alla deriva nella quale l’anarchia più totale regna sovrana. Dallo stato in cui versano gli ambienti e dai file di log raccolti qua e là si noterà immediatamente come una sorta di follia omicida abbia colto gran parte dell’equipaggio, spingendolo a massacrarsi a vicenda. Fortunatamente il protagonista riuscirà ad entrare in contatto con due sopravvissuti apparentemente immuni che affermano di essere disposti ad aiutarlo pur non trascurando i loro personalissimi interessi. Inizierà quindi un lungo peregrinare tra oscuri cunicoli, sale motori e sinistri ospedali che porteranno il giocatore a scoprire cosa è realmente accaduto sulla nave spaziale Valkenburg.

[caption id="attachment_161643" align="aligncenter" width="600"]Syndrome screenshot Syndrome - screenshot[/caption]

Se nella teoria gli elementi chiave per una buona avventura horror sembrano esserci tutti, è nel ritmo con cui sono scanditi gli eventi che si possono individuare i principali difetti. Syndrome è un titolo che sembra pagare la parziale inesperienza del suo team di sviluppo il quale non è riuscito a realizzare un’avventura avvincente e che riesca a tenere con il fiato sospeso durante tutto il suo svolgimento.

"Syndrome offre un mix di vari elementi, quali esplorazione, risoluzione di enigmi e combattimenti"

Sul versante del gameplay Syndrome offre un mix di vari elementi, quali esplorazione, risoluzione di enigmi e combattimenti, è però nel primo di questi che i maggiori sforzi del giocatore si concentreranno. Si sarà chiamati infatti a vagare ininterrottamente da una parte all’altra della Valkenburg, spesso imboccando aree già in precedenza percorse, per raccogliere oggetti, chiavi magnetiche, codici di sblocco e altro ancora. Il tutto intervallato da combattimenti contro quello che un tempo era l’equipaggio della nave e fughe forsennate da creature che proprio non vogliono saperne di schiattare. Un mix tra la classica formula a cui eravamo abituati fino ad alcuni anni fa ed il ben più in voga “hide & seek”, tornato alla ribalta grazie ad interessanti titoli indipendenti quali Penumbra ed Outlast. Purtroppo però il ritmo blando della narrazione sembra aver contagiato anche il gameplay, tanto che le fasi esplorative risultano essere assai monotone e tediose a causa principalmente della limitata tipologia di missioni che ci verranno assegnate dai nostri presunti salvatori. D’altro canto anche i combattimento non eccellono particolarmente ma questa volta il colpevole è un sistema di controllo un po’ troppo goffo e macchinoso.

[caption id="attachment_161644" align="aligncenter" width="600"]Syndrome screenshot Syndrome - screenshot[/caption]

Eppure dispiace un po’ per come si è concluso lo sviluppo di Syndrome, sì perché da un punto di vista prettamente visivo ed artistico la produzione Camel 101, pur apparendo a tratti grezza, è apprezzabile e dipinge un mondo fantascientifico verosimile e ricco di dettagli. Le atmosfere lugubri e al cardiopalma ci sono tutte infatti, così come è presente un comparto audio di discreta qualità che in più di un’occasione riuscirà a farvi fare il fatidico salto sulla sedia. Buone potenzialità ma sviluppate in maniera tutt’altro che adeguata: se Camel 101 e Bigmoon Entertainment vorranno nuovamente cimentarsi in un survival horror di questo tipo è opportuno che si annotino i molti difetti della loro produzione.

Continua a leggere su BadTaste