Sweeney Todd


Dopo essere stato costretto ad abbandonare Londra, un folle barbiere ritorna in città assetato di sangue. Un Tim Burton mediocre e sopravvalutatissimo: nulla di nuovo, insomma...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloSweeney ToddRegiaTim Burton
Cast

Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Alan Rickman, Timothy Spall, Sacha Baron Cohen, Jamie Campbell Bower

Uscita22 febbraio 2008

Fino al 1994, Tim Burton è stato forse il mio regista preferito. D'altronde, fino a quel momento non aveva sbagliato un colpo. Pee-wee's Big Adventure e Beetlejuice - spiritello porcello erano uno spasso, Batman e Batman - il ritorno il modo migliore per trattare in modo intelligente i supereroi (ma il sequel era decisamente qualcosa in più) e Ed Wood ti faceva veramente pensare che questo regista (Wood, s'intende) fosse un visionario (per carità...). Non parliamo, ovviamente, del mio preferito, Edward mani di forbice (forbice, aaaargh, povero Devoto-Oli), capolavoro che in quegli anni avrò rivisto quasi una decina di volte. Della perfezione formale e narrativa di Nightmare Before Christmas è impossibile discutere, anche se per correttezza va ricordato che il regista era Henry Selick (ma questo non toglie nulla all'apporto fondamentale di Burton)

Poi, però, come spesso capita a certi autori, un film a cui magari si tiene molto provoca un crollo a causa di risultati non soddisfacenti al botteghino e sembra ripercuotersi anche in seguito. Mars Attacks era per me un pasticcio, ma incredibilmente la critica italiana sbavò anche per quello, continuando poi in un'adorazione per Burton assolutamente insensata. Non solo si esaltò oltre i suoi meriti Il mistero di Sllepy Hollow (carino, d'accordo, ma non eccezionale), ma si favoleggiò di capolavori anche per titoli come Big Fish (melenso e disomogeneo) o La sposa cadavere (una summa poco originale di tutti i suoi film, soprattutto Nightmare Before Christmas), per poi riuscire a parlare bene anche dei remake La fabbrica di cioccolato (in generale inutile, per non parlare della presenza di 'Michael Jackson' come protagonista) e Planet of the Apes - Il pianeta delle scimmie (con uno dei finali più strampalati della storia del cinema, che probabilmente non ha capito neanche il regista). Si ha l'impressione che questa sua reputazione di regista ai margini (peraltro, non proprio vera) e di 'americano con una sensibilità europea' (qualsiasi cosa voglia dire un'espressione del genere) lo pongano su un piedistallo, da cui è impossibile vacillare, meglio insomma delle statue di Lenin e Saddam Hussein. Insomma, piaccia o meno, ritengo che Burton non faccia un film degno del suo talento da quasi 15 anni.

Nel caso di Sweeney Todd, devo ammettere di avere un problema personale con questo genere di musical à la Andrew Lloyd Webber. Infatti, non sopporto che gli attori cantino per parlare. Per me il musical è Cantando sotto la pioggia o Spettacolo di varietà, in cui i momenti musicali sono pieni di inventiva e sono separati dalla narrazione. Insomma, problema personale, ma che forse è abbastanza comune, considerando come la pellicola è calata bruscamente negli Stati Uniti. Detto questo, entriamo nel merito.

I titoli di testa sono notevoli e il lavoro a livello tecnico (fotografia, costumi e scenografie, questi ultimi due candidati all'Oscar) è fantastico. Va dato atto a Burton di aver realizzato una storia molto difficile e coraggiosa, con un protagonista che certo non può essere un beniamino del pubblico. E poi... e poi cosa? Si fatica veramente a trovare qualcosa di positivo da dire su questo film. Per carità, non si tratta di un'opera bruttissima, ma che è semplicemente mediocre e decisamente banale per come affronta una materia così visionaria in maniera piatta. Per esempio, Il fantasma dell'opera di Joel Schumacher era sicuramente peggio, ma lì almeno si aveva l'impressione che si prendessero dei rischi.

Ma per cosa può aver sbavato così tanto la critica americana (quella italiana, come detto, sbava solo a sentire in nome di Burton)? Sicuramente, la critica al capitalismo (la metafora del ristorante, peraltro già vista e rivista) e alle vicende sociali del periodo deve aver conquistato certa stampa. Ma francamente, è anche una delle parti più deboli della storia, tanto che la scena peggiore è probabilmente quella in cui vediamo il giudice emettere una sentenza estrema e assolutamente eccessiva.
Ecco, nei rari momenti in cui Sweeney Todd non è visivamente banale, diventa spesso assolutamente eccessivo. Penso ad una scena di stupro che sembra la parodia di Eyes Wide Shut (già di suo, pellicola non proprio equilibrata). Così come lo sono i due villain 'ufficiali' (il barbiere certo non può essere considerato un eroe), interpretati da Alan Rickman e Timothy Stall in maniera anche discreta, ma che risultano comunque due macchiette.

Per il resto, pochissime emozioni. Il tanto decantato scontro tra barbieri è poco convincente e decisamente frettoloso (aggettivo che può essere utilizzato anche in altre occasioni), nonostante la bravura di Sacha Baron Cohen. Non parliamo di una lunga serie di omicidi, mostrata con gran dovizia di particolari grandguignoleschi, ma in realtà forse troppo fredda per suscitare veri sentimenti. In altri casi, alcune scene risultano programmatiche per come vorrebbero suscitare delle emozioni, ma sono anche molto scontate. Non parliamo poi della 'sorpresa' finale, che è telefonatissima...

Il problema generale è che la trama è sufficiente per una vicenda di venti minuti e che quindi tutto il resto è semplicemente un modo per allungare il brodo, senza avere grande importanza nella storia (e non mi si dica che è approfondimento psicologico, perché non è vero) e non risultando neanche convincente dal punto di vista visivo. D'altronde, se quasi ogni sequenza musicale deve finire con una carrellata all'indietro, è difficile complimentarsi per l'originalità.

Infine, per quanto riguarda i due protagonisti, Johnny Depp è bravo, ma talvolta anche eccessivamente glaciale (anche se ovviamente questo è voluto). Helena Bonham Carter, molto semplicemente, secondo me è fuori parte. Dovrebbe essere una figura tragica e una sorta di vittima della storia (e di se stessa), ma io continuo a pensare che il suo ruolo perfetto sia quello che aveva in Fight Club, decisamente agli antipodi. Qui, si potrebbe aprire una parentesi sulle scelte di casting di Burton, che privilegiano sempre attrici a lui sentimentalmente vicine, ma meglio lasciar perdere.

Insomma, per una volta, preferisco decisamente il giudizio del pubblico che quello della critica...

Tutte le informazioni sul cast, la trama, i poster e i video del film li trovate nella nostra scheda.  

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