Svaniti nella notte, la recensione

Raro esempio di film italiano di puro genere, Svaniti nella notte aderisce con efficacia a schermi e caratteri standard in una dimensione internazionale

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La nostra recensione di Svaniti nella notte, disponibile su Netflix

Cosa ci fa Annabelle Wallis in Svaniti nella notte? L'attrice di Peaky Blinders, dopo il flop di La mummia, era sparita dai radar ed eccola qui, apparentemente senza molta verve, in una produzione italiana targata Netflix, come spesso accade remake di un film straniero. Del resto, il fatto che il suo personaggio sia statunitense e mischi inglese e italiano non sembra avere una ragione precisa ai fini narrativi, ma semplice modo per conferire una patina internazionale all'operazione. Che (involontariamente o meno) diventa, più si va avanti con la storia, il suo punto di forza.

E dire che Svaniti nella notte inizia veramente male. Inizia cioè con alcuni quadretti familiari intimistici che lasciano presagire una narrazione più incentrata sull'introspezione che sull'intreccio. Per fortuna così non sarà. Si arriva in fretta al punto: nella prima scena Pietro (Riccardo Scamarcio) e Elena (Wallis) sembrano una coppia felice mentre giocano con i due figli, ma subito dopo li vediamo discutere il divorzio. Una sera, mentre la madre è via, i bambini vanno a dormire dal padre, ma durante la notte all'improvviso scompaiono. Poco dopo, una telefonata informa l'uomo che deve recuperare una grossa cifra entro pochi giorni per poterli rivedere. Spinto dalla moglie, si imbarca in una pericola missione.

Il regista Renato De Maria, riunendosi con Scamarcio, lavora sul thriller (in parte) come fatto sul gangster movie in Lo spietato: aderire a un'immaginario altrui riproponendone le coordinate più classiche, ma in modi estremamente efficaci. Se però nel precedente l'ambientazione milanese diceva molto della nostra Storia, in Svaniti nella notte i riferimenti geografici (Bari) sono solo lo sfondo della narrazione. L'obiettivo (almeno inizialmente) è puntare su una caratterizzazione standard dei personaggi (il padre inaffidabile, la madre premurosa) per innestare un'intreccio thriller pieno di colpi di scena, capace di parlare al pubblico internazionale della piattaforma. Dove, per una volta, il genere non è usato come scusa per trattare dei temi, per lasciare un messaggio: il focus è prima di tutto sulla costruzione della tensione, agevolata dalla mano spigliata di De Maria.

In quest'orizzonte, la confezione lascia poco spazio a vere sorprese per lunga parte, configurando un prodotto gradevole ma non sorprendente. Tutto fa un notevole passo in avanti quando vengono messi in campo false piste e svolte anche nei comportamenti dei protagonisti. Il merito degli sceneggiatori Francesca Marciano e Luca Infascelli è di renderli sul finale figure ambigue, dove il cambiamento non è solo funzionale al plot twist ma rivela interiorità sfuggenti e sfaccettate. Così, anche l'interpretazione, a prima vista svogliata, di Wallis trova una ragione d'essere e ben si accorda a quella di un sempre convincente Scamarcio, che senza dire molte parole sa ben esprimere desideri e intenzioni del suo personaggio.

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