Superman: Uomo d'Acciaio, la recensione
Abbiamo recensito per voi Uomo d'Acciaio, la storia d'esordio di Brian Bendis su Superman
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Non potevano che essere enormi le aspettative attorno all’esordio in casa DC Comics di Brian Miachel Bendis: dopo una carriera segnata da grandi successi Marvel (Daredevil, Alias, Avengers, Ultimate Spider-Man) e indie (Sam & Twitch, Scarlet, Powers), lo scrittore di Cleveland ha intrapreso un nuovo percorso legando il proprio nome al personaggio simbolo della casa editrice di Burbank, Superman, e la sua prova d’esordio si intitola Man of Steel: una miniserie in sei parti proposta, con il titolo di Uomo d'Acciaio, da RW-Lion sui numeri 48/50 del quindicinale dedicato all'eroe.
Nel presente, Clark Kent deve fronteggiare problematiche legate alla sua attività di reporter del Daily Planet (quotidiano in crisi privato da tempo della sua giornalista di punta) a quella di super eroe, dato che una serie di misteriosi incendi sta devastando Metropolis. Le strade di Supermane di sua cugina Kara Zor-El, alias Supergirl, finiranno inevitabilmente per incrociarsi con quelle del misterioso Rogol Zaar.
La volontà di riscrivere le cause della distruzione di Krypton è un fattore emblematico delle intenzioni di Bendis: intervenire profondamente nella mitologia del personaggio per manipolarne la continuity; eppure, rispetto allo sceneggiatore che abbiamo seguito negli ultimi anni alla Marvel, qui appare più tradizionalista: i dialoghi risultano meno verbosi e vengono distribuiti in vignette costruite secondo un gusto più classico della narrazione, quasi a rimarcare il rispetto nei confronti del personaggio e della sua storia editoriale. Sono poche le occasioni in cui ritroviamo soluzioni a tutta pagina, prevalentemente libere da balloon o didascalie per godere della dinamicità delle scene d'azione.
Gradualmente, l’inedito status quo di Superman ci appare in tutte le sue peculiarità: la separazione dai propri cari, l’uccisione di alleati che aveva giurato di proteggere e l'avvento di un avversario quasi imbattibile lo gettano nello sconforto, mettendo in discussione la sua capacità di ricoprire il ruolo di protettore. Solo, scoraggiato e inquieto, l’Azzurrone ha atteggiamenti bruschi anche con gli stessi membri della Justice League, a denunciare uno stato d’animo travagliato, cosa che non può che renderlo più umano ai nostri occhi. Le comparsate dei colleghi di Superman rendono la lettura più stuzzicante, considerando che ognuna rappresenta una "prima volta" per lo sceneggiatore: la peculiare caratterizzazione di Batman, la leggerezza nei dialoghi di Lanterna Verde e così via.
Per celebrare degnamente l’esordio, Bendis si è circondato di un folto gruppo di artisti composto da Ivan Reis, Jason Fabok, Doc Shaner, Steve Rude, Ryan Sook, Kevin Maguire e Adam Hughes. Sebbene Fabok sia il disegnatore più presente e curi il segmento più intenso della miniserie, i nomi coinvolti riescono a fornire una buona prova valorizzando i testi dello scrittore e omaggiando l'icona della DC Comics; solo Hughes sembra poco a suo agio su queste pagine, dimostrandosi incisivo solo nei primi piani.
Chi si aspettava una storia autoconclusiva e compatta potrebbe restare deluso dall'incedere cadenzato di Uomo d'Acciaio, che, nonostante i cliffhanger, la tanta azione e gli spassosi botta e risposta, sostanzialmente non fa altro che porre le basi per le future gestioni di Action Comics e Superman. Per quanto interlocutoria, però, questa storia nasconde momenti toccanti e indizi di un certo rilievo, e in virtù di questo merita una lettura approfondita.