Supergirl 3x15, "In Search Of Lost Time": la recensione

La nostra recensione del quindicesimo episodio della terza stagione di Supergirl, intitolato "In Search Of Lost Time"

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Mentre Kara e Mon-El si allenano per riuscire, in un futuro oramai prossimo, a sconfiggere i Worldkiller, il sempre più precario equilibrio mentale di M'yrnn provoca un'ondata psichica di odio e caos che mette a repentaglio la vita di chiunque si trovi all'interno del quartier generale del D.E.O.

Nel frattempo, Lena continua a provare a trovare una cura per Sam, che contestualmente apprende per la prima volta di essere l'avatar della feroce Reign.

Nuovamente, non ci siamo. Ci troviamo di fronte all'ennesimo deludente episodio, in una maniera così simile a quello della scorsa settimana che la tentazione di copiare e incollare la recensione di Schott Through The Heart è forte; molto forte.

Al di là delle battute, e per deontologia professionale, ci teniamo a sottolineare come In Search Of Lost Time sia davvero un'occasione mancata. Perché? Per due motivi: in primo luogo, la tematica preponderante di questo capitolo della terza stagione di Supergirl ha delle potenzialità così facilmente sfruttabili che il non farlo si rivela essere davvero come sbagliare un rigore a porta vuota: il rapporto "invertito" tra padre e figlio quando il primo entra nella fase conclusiva e più caotica della propria senilità è infatti un tema così forse a livello emotivo e conseguentemente narrativo che è assurdo pensare a come sciattamente si sia affrontato un momento così seminale e risolutivo nella vita di J'onn e di suo padre M'yrnn, riducendo il tutto, come al solito, con uno scontro a calci e pugni con l'anziano marziano ridotto a poco più che un vecchio demente. Dialoghi superficiali e scontati, nessun tipo di laccio emozionale in grado di connettere lo spettatore ai personaggi. Il nulla, di nuovo.

Inoltre, e questo ci fa solo dispiacere ancora di più, In Search Of Lost Time presenta una delle sequenze iniziali più riuscite dell'intera storia di Supergirl: umorismo, ironia e azione si mescolano al meglio, regalando un momento davvero divertente che poi rimane lì, isolato e galleggiante come una goccia d'olio in un bicchiere d'acqua, non riuscendo mai a mischiarsi con il pattume televisivo conseguente.

Venendo poi al contenuto più action dell'episodio segnaliamo come le coreografie "al ralenti" degli allenamenti di Kara e Mon-El non sarebbero stati credibili nemmeno se ci fossimo trovati nell'universo narrativo di Matrix con protagonista Po di Kung Fu Panda: sono semplicemente ridicoli e l'ennesima nota stonata di In Search Of Lost Time. Per non parlare degli effetti visivi: vi basta prendere la sequenza in cui Martian Manhunter combatte contro un White Martian all'interno del D.E.O., con i personaggi che sembrano fatti di gelatina in un'animazione un (bel) po' troppo fluida per sembrare credibile. Ma di "goofs" in questo episodio ce ne sono a bizzeffe, ed è impossibile starli a citare tutti, anche se ci ha fatto molto sorridere il momento in cui l'accento irlandese dell'attrice Katie McGrath ha preso improvvisamente il sopravvento nel corso di uno dei dialoghi più "intensi" di Lena Luthor.

Sul fronte easter egg, M'yrnn cita l'amico immaginario che J'onn aveva durante l'infanzia, di nome Zook. Nei fumetti DC Comics, Zook non era altri che l'animale domestico di Martian Manhunter, una specie di "cane marziano" dalle sembianze cartoonesche e anche lui mutaforma. Nell'Arrowverse, invece, Zook viene descritto come un folletto proveniente dalla quinta dimensione, alla stregua di noti personaggi come Mr. Mxyzptlk, Bat-Mito e Qwsp.

Nell'episodio, Mon-El indossa finalmente un costume speculare alla sua divisa d'ordinanza nei fumetti, mentre l'aliena che Kara combatte proviene dal pianeta Kalanor, mondo d'origine del super villain Despero.

Infine, la citazione di Jor-El "The son becomes the father and the father the son" è ovviamente estrapolata direttamente da uno dei dialoghi del bellissimo primo Superman cinematografico.

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