Supergirl 2x22, "Nevertheless, She Persisted" [season finale]: la recensione

La nostra recensione del ventiduesimo e ultimo episodio della seconda stagione di Supergirl, intitolato "Nevertheless, She Persisted"

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Spoiler Alert
Il ventiduesimo e ultimo episodio della seconda stagione di Supergirl, intitolato Nevertheless, She Persisted e diretto da Glen Winter, ci narra la battaglia finale tra la protagonista e Rhea, regina di Daxam e madre di Mon-El, che ha messo a ferro e fuoco National City capitanando una vera e propria invasione del suo popolo alla Terra. La spietata aliena, inoltre, ha assoggettato al suo volere Superman, cugino di Supergirl, la quale deve quindi affrontare l'Uomo d'Acciaio, forse il superumano più potente di tutti, oltre che riuscire a scacciare gli alieni dal pianeta che ha giurato di proteggere.

Pur potendo contare sui suoi amici e alleati, che lottano ciascuno al meglio delle proprie possibilità, Kara è chiamata a fare una scelta importante, sacrificando qualcosa di carissimo pur di sconfiggere Rhea e salvare la Terra.

Nevertheless, She Persisted, season finale dello show, è un episodio che si apre e chiude degnamente, ma che nel mezzo propone una delle storie più banali alle quali abbiamo mai assistito in questa serie TV. Se da un lato lo scontro tra Supergirl e Superman è qualcosa di avvincente e ben congegnato, con coreografie ed effetti speciali di buon livello - oltre a scelte registiche, in termini di inquadrature, campi e fotografia notevoli per un franchise di questa tipologia - e dall'altro la chiusura della storia è consona e canonica a una storia di supereroi, con tanto di dramma e sacrificio che la protagonista deve necessariamente compiere lungo il suo cammino (così come interessante appare l'epilogo, che ci presenta il villain della prossima stagione), tra tutto questo c'é una battaglia finale scialba e quasi caricaturale, dove, nel bel mezzo di una vera e propria invasione della Terra, la protagonista e la sua avversaria decidono di risolverla, letteralmente, a botte, scegliendo una soluzione mediante quello che potrebbe arcaicamente essere definito come "verdetto per singolar tenzone". Questa è davvero una scelta becera che riesce a far scemare ogni tipo di potenziale entusiasmo, ed è un peccato perché tra tutti questi calci e pugni, assistiamo anche a brevi e interessanti sequenze, che ci mostrano l'invasione e la guerra tra le strade della città, con difensori della Terra e invasori alieni impegnati in una battaglia che ricorda vagamente e con le dovute proporzioni quella vista in The Avengers di Joss Whedon.

Tornando alla scazzottata tra tra Kara e Rhea, appare curiosa la soluzione narrativa che vuole due aliene dotate di poteri estremamente grandi e distruttivi combattere "all'ultimo sangue" sul tetto di un palazzo nel bel mezzo della città, dove il rischio di danni collaterali è fisiologicamente massimo, così come, per quanto Teri Hatcher sia una donna in forma smagliante, non è di sicuro la più armonica e delicata scelta quella di far cimentare un'attrice di cinquantadue anni, addobbata inoltre con un vestito dal drappeggio piuttosto pesante, in una sequenza così fisica e dinamica, che in determinati momenti appare quasi imbarazzante.

Dunque, un finale mediocre e sottotono per una seconda stagione dello show che ha mostrato a tratti degli spunti molto interessanti, oltre a superare di gran lunga la prima. Speriamo che l'anno prossimo si possa fare ancora meglio.

Veniamo infine ai riferimenti ed easter eggs ai fumetti DC Comics e non presenti in Nevertheless, She Persisted, episodio che ci propone una trama molto simile a quella di una recente saga andata in scena sulle serie a fumetti di Superman intitolata War of the Supermen, e ci regala anche un rimando a Warworld - in italiano, Mondoguerra - un pianeta artificiale utilizzato dal despota Mongul come arena gladiatoria intergalattica.

Vero e proprio MacGuffin dell'episodio è la Silver Kryptonite, che ha fatto il suo esordio non nei comics, ma nella serie TV Smallville, nel settimo episodio della quanta stagione intitolato Splinter. Solo qualche hanno dopo la DC la introdusse nella sua continuity, sulle pagine di Superman/Batman #49. La "kryptonite d'argento" ha delle proprietà mistiche e allucinatorie, e nell'episodio preso in esame fa sì che Superman veda in sua cugina il suo mortale avversario noto come Generale Zod, al suo esordio nella serie.

Apprezzabile il momento in cui Mon-El chiama Kara "The Woman of Tomorrow", parafrasando uno dei modi in cui Superman è noto, ossia come Man of Tomorrow (Uomo del domani). Segnaliamo, inoltre, i riferimenti al personaggio di Lois Lane, moglie di Clark Kent, e alle città di Metropolis e Star City, "patria" di Superman e Freccia Verde.

Il titolo dell'episodio in questione Nevertheless, She Persisted è una citazione letterale di un motto adottato di recente dal movimento femminista americano, che ha preso vita dai commenti pubblici fatti dal Senatore Mitch McConnell nel suo tentativo di zittire la Senatrice Elizabeth Warren, impegnata in un'arringa nella quale leggeva una lettera di Coretta Scott King, attivista americana e moglie del mai dimenticato Premio Nobel per la Pace Martin Luther King.

Ancora, molto sottile la gag in cui Cat Grant afferma di non aver mai visto Star Wars: il personaggio è infatti interpretato da Calista Flockhart, moglie di Harrison Ford, l'Han Solo della saga di Guerre Stellari. Cat cita inoltre il saggista Joseph Campbell, autore della celebre opera L'Eroe dai mille volti, che codifica il cammino che ogni potenziale eroe deve fare, basandosi su miti antichi e moderni.

Infine, nell'epilogo dell'episodio ci viene presentato, in modo sibillino, quello che sarà il villain della prossima stagione dello show: nella frase "It will reign" c'è infatti il rimando al personaggio di Reign, potente avversaria di Supergirl nella sua serie personale de I Nuovi 52: si tratta di una creatura creata artificialmente e modificata geneticamente perché divenisse una "wordkiller", un'arma biologica in grado di evolvere continuamente e programmata per uccidere, dominare e distruggere senza pietà (in modo non dissimile al più celebre Doomsday, il mostro che fu in grado di uccidere Kal-El nella celebre saga degli anni Novanta intitolata La morte di Superman).

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