Supergirl 1x15, "Solitude": la recensione
Mentre Kara si reca alla Fortezza della Solitudine per capire come sconfiggere l'androide Indigo, la relazione tra James e Lucy precipita vorticosamente
Staccatasi dal D.E.O. per via dei suoi conflitti con Hank (David Harewood), questa settimana Kara (Melissa Benoist) ha voluto far fronte da sola alla minaccia di Indigo (Laura Vandervoort), un androide fuggito da Fort Rozz intenzionato a distruggere il genere umano. La scelta di utilizzare questa villain, che ci aspettiamo diventi una delle nemesi ricorrenti della Ragazza d'Acciaio, avrà sicuramente fatto alzare un sopracciglio ai fan di Superman a causa del suo stretto legame con Brainiac, uno dei nemici storici dell'Azzurrone di Metropolis. Infatti, come emerso durante l'episodio, il vero nome di Indigo è proprio Brainiac-8: ancora non sappiamo se sia prevista, magari nella seconda stagione, l'apparizione dell'intelligenza artificiale coluana originale, ma, se così non fosse, ci sono buone probabilità che la villain interpretata dalla Vandervoort ne assuma la stessa valenza. L'ex star di Smallville è riuscita a caratterizzare in maniera più che convincente il suo personaggio, aiutata in questo da un background ben legato con il passato di Supergirl. In uno scambio di battute tra la supereroina e l'androide dalla pelle blu, siamo infatti venuti a conoscenza che è stata proprio quest'ultima la causa dello schianto della navicella di Kara sulla Terra e, probabilmente, anche di quello della prigione di Fort Rozz in cui era prigioniera. È stata proprio questa rivelazione, unita alla scena finale con Non (Chris Vance), a farci ipotizzare un ritorno plurimo di questa particolare figura, la cui unica nota negativa che possiamo affibbiarle è un design fin troppo simile alla Mystica della Marvel.
Settimana dopo settimana, lo show sta migliorando sia a livello tecnico che di scritturaSia questo frangente che i momenti iniziali ambientati nello spazio hanno segnato un notevole miglioramento degli effetti speciali rispetto alle primissime puntate del telefilm; questo miglioramento si è percepito anche nelle scene di volo, più fluide e curate anche di quelle di due settimane fa. Purtroppo non possiamo dire altrettanto per la fotografia, ancora troppo pubblicitaria in alcuni ambienti (su tutti la base del CatCO e la casa di Kara) e poco incisiva nelle scene notturne.
Il vero problema di Solitude sono state le sottotrame amorose legate ai personaggi secondari dello show, fortunatamente relegate a uno screen time inferiore rispetto alla norma. Se per James (Mehcad Brooks) e Lucy (Jenna Dewan Tatum) le cose hanno preso una piega piuttosto negativa (ma siamo sicuri non definitiva), Winn (Jeremy Jordan) parrebbe aver trovato una bizzarra sintonia con Siobhan Smythe (Italia Ricci). Il nostro entusiasmo per il riscatto del povero "Giocattolaio Jr." è stato però fortemente contrastato dalle battute a tema informatico di quest'ultimo, degne di un Cisco Ramon dopo una pesante serata alcolica. C'è però da dire che l'affaire Astra è stato gestito nel migliore dei modi, utilizzando i giusti tempi e senza preme troppo il bottone del bieco sentimentalismo. Un segno di maturazione, questo, che gli autori di Arrow dovrebbero prendere come esempio durante la stesura degli episodi della quarta stagione dello show, i cui tempi narrativi appaiono sempre più casuali e insensati.