Super Mario Bros - Il film, la recensione

Il mondo di Super Mario non viene nemmeno sfiorato dal punto di vista grafico ma rimescolato narrativamente per avere (poco) senso in un film.

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Super Mario Bros - Il film, in uscita in sala dal 5 aprile

La prima cosa che occorre per adattare Super Mario alla narrazione lunga e intrecciata di un film è dare un senso narrativo più convenzionale ai molti elementi diversi che compongono il suo mondo, quelli che i videogiochi hanno sempre tenuto insieme a forza di giocabilità. Super Mario è la fusione di elementi che in teoria non hanno niente in comune: è un idraulico in un mondo di funghi, un italoamericano che spara fuoco se tocca un fiore e salva una principessa dentro un castello medievale europeo da una tartaruga dinosauro gigante e guida kart su strade di arcobaleno. Super Mario Bros - Il film quindi crea per lui un conflitto, dei sogni, delle relazioni e una backstory. Non c'è stato bisogno di immaginare una nuova chiave visiva (di fatto tutta l’art direction copia con il calco le cut scene e l’estetica della Nintendo) ma ce n'è stato di creare un mondo narrativo.

Mario e Luigi sono due idraulici di Brooklyn, sono fratelli e vivono con la famiglia italiana e rumorosa. Mario ha ancora la sua cameretta in cui gioca con il NES (a Kid Icarus). I due da poco si sono messi in proprio ma nessuno gli dà fiducia, nemmeno i genitori. Mario però sogna un domani più grande, sogna di essere un eroe dell’idraulica (qualsiasi cosa significhi). Proprio nel tentativo di salvare Brooklyn da una perdita gigante scopre un tubo verde che risucchia lui e suo fratello portandoli in un mondo fantastico in cui sì essere un eroe e salvare il mondo dei funghi da Bowser.

Matthew Fogel (che aveva già scritto Minions 2 e The Lego Movie 2) ha il difficile compito di creare una sceneggiatura che comprenda quasi tutti i personaggi e tutti gli oggetti o gli elementi e i richiami a tutti i giochi della serie di Super Mario (con la notabile eccezione di Wario e Waluigi, probabilmente risparmiati per un eventuale secondo film). Ci riesce (ed è incredibile) ma questo affossa un po’ il film, che procede più per giustificare uno schema di blocchi su cui saltare, l’arrivo di Donkey Kong, l’uso dei kart o la presenza di una magione infestata che per raccontare la sua storia nella maniera più fluida. Non a caso il meglio Super Mario Bros - Il film lo dà quando si rifugia nell’apertamente scemo, nel demenziale comico alla nipponica e non quando davvero vuole essere credibile con una storia che è un power point di presentazione di una proprietà intellettuale.

Se c’è un verso giusto da cui prendere questo film quindi è nel godimento del platforming atletico in stile parkour fatto in città, nelle diverse riorchestrazioni dei temi dei videogiochi e nel tentativo di comunicare l’insopprimibile gioia di Mario attraverso un accumulo selvaggio e massiccio di tutto ma proprio tutto quello che è mai comparso in un gioco della saga. Perché per il resto, rispetto ad altri film tratti da proprietà intellettuali come fu The Lego Movie, questo non ha nessuna voglia di riflettere su ciò che propone, non ha idee sui videogiochi, sulla strana figura di Mario o sul sincretismo culturale da cui nasce. Niente. Questo è un film che come spesso avviene nelle produzioni Illumination è realizzato benissimo (specialmente per l’attenzione nel dare sostanza ai vari materiali di cui sono fatte le cose) ma vive unicamente delle sue gag.

Fortunatamente spesso divertenti.

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