Succession 4x06, “Living+", la recensione

Questa volta tutto ruota intorno a una presentazione, che Succession riesce a far diventare puro sviluppo dei personaggi

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Spoiler Alert

Parte del brivido all’inizio di ogni episodio di Succession è che sembra sempre in procinto di fare un gigantesco salto dello squalo. È spesso a un passo da un risvolto troppo esagerato, un’assurdità dei Roy troppo pronunciata o una sparata di troppo che mina la credibilità di tutto questo realistico - eppure caricaturale - mondo. 

La cosa ammirevole è come Jesse Armstrong riesca a rendere tutto plausibile. Che siano cambi di posizione, tradimenti e doppi giochi, documenti nascosti o addirittura omicidi insabbiati, ci si crede sempre. Raccontata a voce la trama di Succession sembra quella di una soap opera (Beautiful, solo nel mondo della finanza e più serio). Tanto che su IMDB si può leggere la semplice ed eloquente sinossi: la serie segue una famiglia disfunzionale americana. In effetti, nel cuore, è proprio così.

È nell’esecuzione invece che cambia tutto; basta uno sguardo, l’inquadratura giusta, e arrivano infiniti strati di complessità psicologica. Con un oggetto si fanno colpi di scena pazzeschi. Come nella puntata 4, una sottolineatura basta a rendere questo dramma, così superficiale da raccontare (chi prenderà l’azienda del padre?), viscerale a livello shakespeariano.

Un grande crescendo

Niente salto dello squalo, quindi, neanche in questa sesta puntata che inizia nella maniera più convenzionale promettendo però un deragliamento a lungo andare. Dopo le trattative con Matsson i due co-CEO devono decidere la prossima mossa e, contemporaneamente, lanciare un prodotto\lascito del padre. Living+, un progetto abitativo futuristico (qui il rischio di esagerare). Portare l’esperienza delle crociere sulla terra ferma. Quartieri brandizzati Waystar Studios con una formula ad alto welfare e intrattenimento. Praticamente: Celebration, la città della Disney.

Come nel film Jobs, tutta la puntata ruota intorno alla presentazione alla stampa e agli investitori del progetto. Quello che vediamo nel primo tempo è il dietro le quinte. Nel secondo c’è l’esecuzione. Ed è proprio la messa in scena del climax, ancora una volta perfetta, a salvare la credibilità di una serie che rischia tantissimo e ogni volta ne esce trionfante. 

Jeremy Strong su quel palco sa essere sia imbarazzante che assolutamente in controllo. Questa volta a far deflagrare tutto c’è, potenzialmente, un tweet. Perfetto nel tempismo con cui arriva in scena, affascinante come se ne va. Nel mezzo c’è un’evoluzione del personaggio di Kendall che si sovrappone a quella di tutti i tentativi falliti in passato, andando a delineare uno dei caratteri più affascinanti della serialità.

Quel bagno in cui si immerge alla fine è un altro simbolo di cambiamento. Ogni volta che lo vediamo riemergere dall’acqua in lui qualcosa cambia. Viene in mente quell’altra immagine potentissima di Logan Roy che nuota nella piscina concedendo alla cinepresa le sue ferite.

A tal proposito: ci si chiedeva come avrebbe fatto Succession ad andare avanti senza il suo villain. Presto detto: il patriarca morto è ancora presentissimo nella serie. Prima nei documenti, ora in un video del passato che viene manipolato per fargli dire cose nuove. Anche dalla tomba Logan è a capo di qualcosa: se non dell’azienda, è probabile che lo sia ancora dei suoi figli. In fondo loro si stanno preparando da tutta la vita a questo momento che li ha colti impreparati. Così, “devi programmare il tuo lutto?” È uno degli one-liner di Tom con cui si può riassumere il bello di Succession. Insieme a “ha quella luce negli occhi”, detta tra Shiv e Roman rispetto a Kendall: quella luce che promette una grande idea e che prevede il disastro.

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