Succession 4x02, la recensione

Un secondo episodio di Succession dedicato tutto ai sentimenti (ma non sentimentale), li rivela come principale motore delle decisioni dei Roy

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Spoiler Alert

La recensione dell'episodio 2 della quarta stagione di Succession, disponibile su Sky e in streaming su NOW

Anche le motivazioni più complicate possono essere ridotte all’osso. In Succession ci sono giochi di potere, acquisizioni aziendali, giochi politici e di spionaggio. La seconda puntata della quarta stagione svela il semplicissimo ingrediente segreto che muove i protagonisti serie creata da Jesse Armstrong. I sentimenti. 

Alla fine sono loro che portano avanti il mondo. O meglio, sono il motivo dell'incoscienza con cui i potenti si muovono verso progetti e compravendite che si ripercuotono su migliaia di vite. In primis quelle dei loro dipendenti (che qui finalmente vengono mostrati per molti minuti). Ci sono poi gli effetti indiretti: ovvero la capacità della Waystar di influenzare menti grazie ai suoi asset media. Insomma: se non il mondo, certamente i Roy governano una parte importante di America. E lo fanno arrabbiandosi, scegliendo per ripicca, governati più dai traumi che dalla razionalità. Una giornata buona o una cattiva hanno un peso.

Logan Roy alla ricerca di un piedistallo

Logan vuole far funzionare l’ATN. Preso da foga imprenditoriale sale su piedistallo di cartone, come un giovane lupo di Wall Street. Un ricordo dei vecchi tempi, per un personaggio che ha la vecchiaia come suo unico nemico. Sarebbe ridondante soffermarsi sull’abilità di Brian Cox di incutere timore solo con un gesto o il movimento di un muscolo facciale. Qui dà prova di saper anche esagerare, come talvolta gli concede la serie. Spaventoso, Logan passa dal massimo della forza al massimo della debolezza (vera o apparente, starà alle prossime ore di show spiegarlo), in un karaoke “indegno” per uno della sua statura. Che gran lavoro che fa Succession sui luoghi, sul lusso, sul suo opposto e su come i personaggi si muovono al loro interno.

C’è il matrimonio - molto conveniente - di Connor in arrivo. La sceneggiatura si prepara così a ricompattare la famiglia. Nella scorsa puntata si era mostrata divisa in due fazioni così lontane da essere addirittura in fusi orari diversi. Ecco allora lo spazio ai sentimenti, poco prima del gran giorno. Sospetti e ripicche: si fa senza problemi un blocco aereo solo per vendetta. C’è chi cambia idea a poco da una decisione importante, mentre una tenerezza verso il padre viene giudicata come l’indizio di un tradimento. 

I fratelli si stupiscono ironicamente che il padre sappia esprimere dei sentimenti, ma da sempre tutti loro sono controllati di suoi umori. Solo che non se ne sono accorti. Tutte le persone intorno ai Roy invece sono ben consci di questa manipolazione. Serve a questo la sequenza di pura tensione che coinvolge Hugo, Logan e un computer. L’attesa di una reazione è un materiale narrativo gestito con incredibile sapienza. 

Succession è un gran melodramma con un grande stile

Così questa seconda puntata, ancora molto - un po' troppo - interlocutoria, continua a preparare il tavolo di gioco per quello che verrà. Non tutto funziona; in questo bilanciamento tra ragione e sentimento Willa appare più come uno strumento di trama che parte di un percorso psicologico coerente.

In fondo Succession alterna il complicato linguaggio tecnico, con le più semplici intenzioni. In un'altra epoca sarebbe fatta di re burberi, principi volubili, sudditi infedeli, matrimoni infranti e altri organizzati per i regni. In mezzo vizi e virtù, l’amore, l’avidità, la famiglia. Talvolta gli archi narrativi assomigliano a quelli che si potrebbero trovare un melodramma da TV pomeridiana. Proprio per questo Succession è tra i più brillanti esempi di quello che la serialità può offrire. Perché non conta tanto cosa provano i suoi personaggi, ma la perfezione con cui vengono messi in scena questi sentimenti primordiali e le conseguenze che provocano.

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