Succession 4x08, “America Decides”, la recensione
Succession è così sfumata dopo aver distrutto così tanti "valori Americani" che ormai è difficile capire chi stia vincendo e chi perdendo.
La recensione dell’episodio 8 della quarta stagione di Succession, disponibile su Sky e in streaming su NOW
The Newsroom ha gestito la puntata a testa alta e con lo sguardo dritto. È chiaro cosa è bene e cosa è male, cosa deve succedere perché un personaggio si salvi dal suo errore. Lo spettatore viene informato delle conseguenze e sa da che parte stare. Una puntata deontologica, in cui la redazione cerca di fare il suo dovere tra abbondanti frasi ad effetto e dialoghi incrociati.
Più incespicano nelle parole, più i tre fratelli Roy appaiono disarmati senza il loro padre (spesso invocato). Faticano a non dare a vedere che sono drammaticamente schiacciati dal peso del potere che hanno ereditato. È un paese radicalmente diverso, quello ripreso dalle due serie. Uno che cerca di rialzarsi e uno, quello scritta da Jesse Armstrong, rotto come i personaggi che lo rappresentano. Messi da parte i "valori Americani", pure la democrazia è praticamente una consultazione pro forma in cui i cittadini contano molto meno della volontà dei media e del denaro.
Una notte cha ha un impatto su tutti
Nell’equilibrio della stagione l’election day è il momento di incontro di tantissime linee di trama. Succede di tutto per tutti. Per goderselo appieno potrebbe essere necessario ripassare bene chi vuole cosa e perché lo vuole. Talvolta infatti, per cogliere la ragione di alcune decisioni si deve risalire a parecchie ore prima nella serie, a riprova di quanto tutto sia splendidamente connesso.
Per capire la posta in gioco di America Decides bisogna inoltre avere un minimo di dimestichezza con il sistema elettorale americano e i precedenti assimilabili a quelli qui raccontati. L’orizzonte di pensiero in cui si muovono le decisioni dell’ATN è infatti quello delle elezioni del 2000, George Bush contro Al Gore.
La tornata elettorale si chiuse con un testa a testa così vicino da richiedere un riconteggio sullo stato chiave della Florida. Fox però si sbilanciò anzitempo, dichiarando Bush vincitore. In questa situazione di incertezza gli organi di informazione non hanno il potere di dichiarare eletto un Presidente, ma una notizia -seppur come stima- può avere effetti incendiari (come la rivolta dei Brooks Brothers).
ATN è pronta a prendersi questa responsabilità? È veramente il bene per l'azienda, e coerente con la visione che i due fratelli avevano sullo stile comunicativo del notiziario?
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Le conseguenze delle elezioni in Succession
Al di là dell'esito delle elezioni sull'accordo con GoJo, il peso umano di quello che accade si può vedere negli occhi di Kendall Roy. Credeva di essere diverso da suo padre invece si riscopre molto simile. Farebbe di tutto per la sua famiglia, dice poco prima di metterla in pericolo per affari. Nemmeno Tom se la passa bene, come capo di ATN News dovrà dare alcune risposte importanti ai cittadini. Straordinario, come sempre, Matthew Macfadyen che riesce a mettere al centro la stanchezza fisica del suo personaggio, da farci temere quasi che non riesca ad arrivare indenne alla fine della notte.
Ci sono grandi momenti di ironia (magistrale la scena del wasabi e gli sfottò al dimenticato Connor) che aiutano a stemperare una resa dei conti piena di proiettili vaganti. Difficile, in Succession, capire chi abbia fatto la scelta giusta.
Che stia per arrivare il gran finale lo si intuisce da uno sguardo devastante. Quello che Kendall lancia a Shiv attraverso un vetro, senza parole. Il disagio, l’ansia e il senso di colpa sono i condimenti che danno sapore alla serie. In questa magistrale sequenza si sentono particolarmente sulla pelle, come se non esistesse una quarta parete.
Nel 2013 The Newsroom dava una visione ben chiara e solare della democrazia. Dieci anni dopo Succession la distrugge. Spiega molto del nostro tempo questa disillusione cinica e disperata, in cui anche chi vince si sente sconfitto.