Succession 4x07, "Tailgate Party”, la recensione

Il settimo episodio di Succession ricorda che gli eventi sono in balia della contingenza: il tempo sbagliato o la stanchezza cambiano tutto

Condividi
Spoiler Alert

La recensione dell’episodio 7 della quarta stagione di Succession, disponibile su Sky e in streaming su NOW

Il figlio di uno dei più grandi imprenditori americani decide di candidarsi alle elezioni spendendo un sacco di soldi così, perché può farlo. Prende le decisioni insieme alla donna che ha da poco sposato, e l’unica che non lo considera ridicolo. Sua moglie, un’ex escort. Si diverte a decidere se accettare la proposta di ritiro oppure no. Lo fa distrattamente a una festa. Eppure Connor e Willa spiccano, in questa settima puntata di Succession, come i due personaggi più con i piedi per terra. Gli unici che sono riusciti a tenere insieme le loro crepe. Sono stati lontani dal mondo della Waystar e, pur nella loro bizzarra follia, hanno più chance di uscirne bene. La loro serenità racconta molto di quella degli altri.

Continuano le manovre per l’accordo con Go Jo, questa volta il match si svolge interamente in casa di Shiv, a New York. Difficile immaginare un finale in cui tutti questi personaggi qui riuniti non finiranno a pezzi. Lo showrunner Jesse Armstrong sta rendendo per loro dolorosissima ogni trattativa. Si scoprono i segreti di Mattson, ma nonostante i Roy abbiano per la prima volta tra le mani una grande occasione, il lutto non processato bussa alla loro porta, pronto a far crollare tutto. Viene da pensare infatti che tutto quello che hanno ottenuto fino ad ora l'abbiano fatto un po' per caso, andando a sensazione.

Tensioni e rilasci

Tutti sono contemporaneamente fortissimi e fragilissimi. Brave persone e villain. Assistiamo così a una litigata mozzafiato tra Shiv e Tom (inutile ribadire ancora una volta quanto le performance siano perfette) e non si sa da che parte stare. C'è poi l’innesco di due bombe che potrebbero esplodere.

Uno è Roman. Ha in mente il padre in ogni momento, deve ancora capire come riconciliarsi con lui. È inoltre ricattabile da Gerri. Si auto affida un piccolo incarico famigliare che, conoscendolo e ricordando l’attenzione della serie anche per le cose più inutili, promette scintille. Poi c’è Kendall. Succession è stata crudele con lui, gli ha fatto prendere più botte di chiunque altro. Però ora si muove avendo imparato qualcosa. È più cauto, furbo, lungimirante. Che grande arco narrativo!

Alexander Skarsgård si è integrato benissimo al resto del cast con il suo Lukas Mattson. È l’indiscusso mattatore di questa stagione. Il suo compito era difficilissimo: andare a riempire il vuoto lasciato da Logan Roy negli equilibri della scrittura e spezzare la famiglia. 

Succession e i non detti

È importante avere attori così raffinati ad interpretare la sceneggiatura, perché in Succession basta anche uno sguardo per cambiare tutto. Così da spettatori si diverte ad analizzare anche la postura: Lukas emana savoir-faire eppure a volte è schiacciato da un peso invisibile (abbiamo capito in questa puntata qual è). Gesticola sullo sfondo, si muove nello spazio per muovere le sue pedine.

Tutto in una festa, tutto in uno spazio ristretto, il settimo episodio riflette sull’importanza delle abilità sociali in questo mondo. La scrittura inserisce come fattori determinanti cose che normalmente non influenzano l'esito dei dialoghi: l’imbarazzo causato a chi ascolta lo scambio di battute tra due persone, la stizza per la qualità del vino, la reputazione della città in cui si tiene l’incontro e soprattutto la stanchezza.

È quest’ultima il soggetto principale di questa ora di grande TV. L’accordo si sta facendo tra gente stanca, spaventata, addolorata. I licenziamenti avvengono con crudele freddezza, ma anche chi licenzia ascolta voci sul proprio, imminente, esonero. 

Comunque andrà a finire Succession, non andrà tradita l’idea straordinaria alla base: tutto quello che vediamo poteva andare diversamente se fosse capitato in un altro tempo, in un altro spazio. Oppure avendo dormito qualche ora in più. 

Continua a leggere su BadTaste