Succession 4x01, la recensione in anteprima
La prima puntata della quarta stagione di Succession riesce a sintetizzare le ossessioni della serie in una potente sequenza
La recensione in anteprima dell'episodio 4x01 di Succession, su Sky e NOW dal 3 aprile
Un cambiamento legato all'ultima stagione
Ogni stagione di Succession dà l’idea di partire pulita, ben vestita e abbottonata. Cioè con tante cose sul tavolo, ma cercando di mantenere (o ritrovare) una certa compostezza. Si brucia a fuoco lento come le migliori storie di tattica e strategia richiedono. Il salto di stagione fa comodo allo showrunner Jesse Armstrong per far passare del tempo narrativo. Quella della potente famiglia è una partita a scacchi e con il calcio al tavolo dato dall’ultima puntata della terza stagione ci si ritrova ora con uno scacchiere completamente cambiato.
In questa quarta stagione non si parte con il botto, ma la sensazione è che si sia scelto di iniziare come meglio richiede la trama (ed è una buona notizia). Un episodio di raccordo che si giova proprio dall’avere un prima e un dopo.
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L'obbligo di prestare attenzione
Per questo allo spettatore è concesso pochissimo; Succession va seguita senza dimenticare nulla e se talvolta si perde qualche dialogo o non si intuisce il contenuto dei più dettagliati accordi finanziari bisogna fermarsi, tornare indietro, e restare sul pezzo. I pochissimi spiegoni riassuntivi qui presenti (come invece è tipico della più tradizionale serialità) implicano di non sentirsi in colpa se si avvertisse il bisogno di ripassare il “dove eravamo rimasti”. Si corre il rischio di alienarsi lo spettatore casuale per restituire però a quello fedele la particolare sensazione di essere l'osservatore nascosto nella vita dei potenti. Loro che sono su un altro pianeta e hanno un metro differente per valutare tutto: soldi, meriti, scelte etiche, priorità.
Si torna quindi inevitabilmente lì, ad una famiglia spaccata: gli uomini di Logan, più Tom, da una parte, i figli dall’altra. In mezzo ci sono i Pierce che cercano di manipolare la situazione a loro vantaggio. Complicata, rapida, intensa, la scrittura di Succession è capace anche di sintetizzarsi in immagini. Questa puntata, dopo una sezione centrale non particolarmente ispirata, riesce infatti a trovare l’idea migliore in un’asta a chilometri di distanza.
Da una parte i figli, dall’altra il padre. Da una parte del mondo è giorno, dall’altra è notte. I due contendenti non si parlano, ma interagiscono solo con un terzo soggetto a cui devono fare una proposta. Vince, ovviamente, chi farà l’offerta più allettante ma c’è un problema: qual è la scala? Come si fa cioè a decidere una cifra sensata se non si conosce la proposta dell’avversario o la base di partenza?
La risoluzione della scena ci conduce in maniera perfetta nei temi e nel mondo di Succession. Ascoltiamo numeri enormi che vengono discussi nella loro forma breve, con la cifra principale ma senza la quantità. Per quantificare i miliardi si dirà solo “sei, sette, otto, nove…”. Perché è questo il gioco del potere, in estrema sintesi: avere sufficienti carte in mano per poter pronunciare il numero più alto. E vincere. Sempre.
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