Succede, la recensione
A partire dal libro di Sofia Viscardi, Succede cerca di iniettare del cinema vero in una sceneggiatura davvero troppo pomposa, pesante e ambiziosa
Succede invece è pensato con la voglia di fare un film, pensato per essere un prodotto d’intrattenimento più serio della media, a prescindere da quelli che sono poi gli esiti ideato è creato con l’onesta ed evidente ambizione di fare del cinema bello.
Il problema del film semmai è la scrittura, non sempre al medesimo livello e affossata da una passione smodata per le frasi pompose che ne distruggono il ritmo. Invece che essere molto agile, divertito e svelto, cioè un prodotto da veri mestieranti, Succede a tratti è pesante e altisonante, come fosse un tomo ponderoso.
La storia poi non aiuta: priva di un intreccio propriamente detto, presenta dei personaggi e cerca di creare e mantenere dei rapporti tra di loro. Sarebbe un modo molto moderno di trattare lo storytelling, puntare a descrivere un mondo e delle sensazioni più che passare per i consueti snodi e le solite situazioni, ma davvero servirebbe tutt’altra scrittura.
Per fortuna, tra una frase pensosa e l’altra, il film lascia intravedere sprazzi creativi, idee che volano più in alto della sceneggiatura (la pista di ghiaccio, la casa sul tetto) e che mescolate adeguatamente alla colonna sonora, agli abiti e alla maniera in cui i caratteri sono recitati, a tratti fanno respirare un’aria da vero cinema adolescenziale, quello in cui i protagonisti sembrano vivere in un mondo a parte rispetto agli altri, uno capace di trasfigurare l’ordinario in poetico solo con la forza dell’ingenuità.