Succede anche nelle migliori famiglie, la recensione

Succede anche nelle migliori famiglie è una commedia incredibilmente leggera a tal punto da diventare impalpabile e inconsistente

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La recensione di Succede anche nelle migliori famiglie, al cinema dal 1 gennaio

Succede anche nelle migliori famiglie è un film fatto con il minimo sforzo e senza alcuna ambizione, per capirlo bisogna guardare gli occhiali. Quasi tutti i personaggi li portano. Se non sono da vista indossano quelli da sole nelle scene all’aperto. Solo che le lenti non sono mai gestite come se fossimo in un film, ovvero limitandone i riflessi verso la cinepresa. Nel film di Alessandro Siani, qui attore ma anche regista, tutte le lenti hanno un fastidioso effetto a specchio che permette di intravedere le ombre delle persone sul set di fronte agli attori. Operatore, microfonista, direttore della fotografia e così via.

Cercare di cogliere il dietro le quinte negli occhiali dei personaggi è la cosa più divertente che si può fare in questo film pieno di errori di continuità. Non solo, la trama è così poco amalgamata che le singole sequenze sembrano quasi episodi isolati in un'opera antologica.

Accettato questo, il resto della commedia di stampo famigliare è quello che ci si aspetta. Si può anche accettare, a patto che si abbiano pretese bassissime e si sia in sala solo per perdere tempo. Succede anche nelle migliori famiglie dura straordinariamente poco (circa 77 minuti). Fa però in tempo a offrire l’intero spettro di emozioni di un film dall’interesse alla noia, con qualche sorriso qua e là (fortunatamente, ma mai di più). 

La sceneggiatura continua a smentirsi. Cambia continuamente strada. Nelle prime scene sembra che il focus sia Davide Di Rienzo (Siani), figlio inetto, specializzando in medicina che non sa operare il primo soccorso su un infartuato che muore nel suo studio. Decide di dedicarsi alla beneficienza. Poco dopo pare che il film giochi invece sul confronto tra ricchi imbranati e i poveri con cervello. Il film devia il nella scena dopo e si concentra sui suoi fratelli, salvo poi dribblare ancora e trovare il centro nella morte del padre che riunisce la famiglia. Ormai verso il secondo atto capiamo che Succede anche nelle migliori famiglie ruota invece intorno alla madre, vedova, e dei segreti che porta con sé. 

Trovata a fatica una situazione comica, Siani non riesce a renderla fucina di gag. La madre Lina si vuole risposare in fretta e furia con un pescatore hippy interpretato da Antonio Catania. Il preparativo del matrimonio, con l’ostilità dei figli, è costellato di equivoci e marachelle slapstick. Tutto può succedere, che sia una retata mafiosa o una morte improvvisa. Il problema è che poco di questo fa ridere. Le gag sono telefonate e messe in scena come si farebbe a teatro: il film conta infatti sull’enunciazione delle battute sul set (con le cadenze che sottolineano i giochi di parole come a fare l’occhiolino), mai sui tempi comici del montaggio. 

Succede anche nelle migliori famiglie si ammanta sul finale di un sentimentalismo senza senso. Viene da pensare che il film ambisca ad essere più di quello che è, chiaramente invano. Sono veramente poche le cose che si possono salvare da questa spenta commedia. Una è proprio la sua leggerezza così estrema, quasi come se fosse una questione di principio, che dà modo al film di essere impalpabile e innocuo. Infine però, anche inesorabilmente inconsistente.

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