Studio 666, la recensione

La nostra recensione di Studio 666, commedia horror dallo spirito gore con protagonisti i Foo Fighters e diretta da BJ McDonnell.

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La recensione di Studio 666, al cinema dal 23 giugno

C’è sempre stata un’ottima intesa tra il frontman dei Foo Fighters Dave Grohl e il mondo dell’audiovisivo. Dopo i videoclip da lui pensati e realizzati, le comparsate cinematografiche e i documentari sulla musica che ha diretto (Sound City, e la serie Sonic Highways), con Studio 666 Grohl approda da protagonista al mondo della fiction e, perfettamente in linea con la sua irriverenza (più volte ci ha fatto pensare di essere un comedian mancato) trascina letteralmente i Foo Fighters in un folle B-movie dove musica e cinema, come la realtà e la finzione, si mischiano in un vortice sconclusionato.

Ideato da Dave Grohl, scritto da Jeff Buhler e Rebecca Hughes e diretto da BJ McDonnell, Studio 666 vede infatti i Foo Fighters interpretare esattamente loro stessi alle prese con la registrazione del decimo album. Tormentata da una crisi creativa, la band decide di seguire il consiglio del manager (Jeff Garlin) e si reca in una villa fatiscente di Encino dove il sound è pazzesco ma l’atmosfera è decisamente inquietante: tra apparizioni mostruose e visioni sataniche, Dave Grohl e gli altri membri passeranno un mese da inferno in cui le registrazioni del disco verranno tormentate da uno spirito demoniaco dalle manie splatter.

Studio 666 ha tutti gli elementi per essere un B-movie coi fiocchi, una commedia horror dallo spirito gore che sguazza beata in litri di sangue prostetico. Il film non ha alcuna pretesa di serietà e anzi insiste proprio sul versante comico ben consapevole di muoversi tra cliché del genere più che prevedibili, con uno sviluppo di trama da horror a basso costo: la casa infestata, gli spauracchi, i jumpscare, le morti misteriose, una maledizione da sconfiggere… Insomma il santino da appendere al muro è sicuramente quello di Sam Raimi (La casa), lo spirito è quello, eppure il grande problema di Studio 666 - no, non è la recitazione di basso livello, che appartiene al sottogenere specifico - è l’incapacità del regista BJ McDonnell di adottare uno stile registico che trasudi qualche goccia di cinema “underground”.

Alcuni momenti di questo tipo ci sono (le morti violente e, appunto, splatter) tuttavia per il resto BJ McDonnell sembra fin troppo ingessato e immobile per riuscire a dare ritmo e sostanza a qualcosa che, per definizione, di ritmo e sostanza ha bisogno per riuscire a coinvolgere. In un mondo fuori di testa, pazzoide e dai mostri brutti come quello di Studio 666, venendo a mancare quel tipo di gusto si perde completamente l’orientamento, creando un’esperienza più cringe che divertita dove le poche scene riuscite si perdono completamente in un flusso in cui niente è credibile e pure l’incredibile è ben poco interessante.

Siete d’accordo con la nostra recensione di Studio 666? Scrivetelo nei commenti!

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