Stranger Things 3: The Game, un tie-in vecchia scuola e nulla più – Recensione

Stranger Things 3: The Game, grazie ad un art design 16 bit, una colonna sonora piacevole ed un gameplay godibile, è un’avventura apprezzabile, ma davvero divertente solo per gli appassionati della serie Netflix

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Un paio di generazioni di console fa, esistevano i tie-in, titoli che ripercorrevano quasi pedissequamente eventi e battaglie mostrate al cinema, nei film a cui il videogioco di turno si rifaceva. Ricordati per lo più con disprezzo dai videogiocatori attempati che ebbero la (s)fortuna di testarli con mano, in realtà possedevano un retrogusto estremamente atipico, baluardo di un’epoca ormai cancellata dal progresso tecnologico e, diciamolo senza remore, di una programmazione crossmediale più efficace, accurata, degna delle proprietà intellettuali tirate in ballo.

Nonostante nel sottobosco di questo genere di produzioni si nascondessero autentici capolavori, come un paio di tie-in de Il Signore degli Anelli per esempio, anche i più affezionati ed irriducibili nostalgici ammetteranno che per lo più, in effetti, si trattasse di titoli scadenti, per nulla originali, tecnicamente imbarazzanti.

Eppure, non poteva esserci altra saga se non Stranger Things a resuscitare e riproporre questa declinazione di prodotti, in un tentativo che può dirsi (malauguratamente) riuscitissimo, nella misura in cui ci troviamo di fronte ad un’avventura che ripropone gli avvenimenti già seguiti nella terza stagione della serie TV che, al contempo, tiene fede ai canoni estetici della tradizione a cui si rifà, dimostrandosi alla prova dei fatti poco più che un simpatico e piacevole passatempo dal divertimento piuttosto effimero.

[caption id="attachment_197727" align="aligncenter" width="1000"]Stranger Things 3: The Game screenshot Sullo schermo si muoveranno due personaggi, di cui potrete alternarne il controllo in qualsiasi momento, tecnica indispensabile per risolvere alcuni enigmi, o lasciare che sia un vostro amico a vestirne i panni, tramite il pratico co-op in locale[/caption]

A scanso di equivoci, vale la pena chiarirlo sin da ora, Stranger Things 3: The Game non è un disastro su tutti i fronti. Soprattutto i fan, tutti coloro che hanno amato oltre ogni misura l’ultima stagione della serie dei Duffer Brothers, troveranno più di un motivo per sorridere e (ri)appassionarsi alle vicissitudini di Mike, Undi e compagnia bella.

"La trama è abbastanza lacunosa da rendere l’intreccio assolutamente incomprensibile per chi non ha visto la terza stagione della serie TV"La creatura di BonusXP, sconosciuto team di sviluppo a cui si è affidata Netflix per curare l’adattamento, non è altro che un action con una spolveratina di adventure vecchio stampo. Girovagando per le varie ambientazioni, tutte fedelmente riprese dalla serie TV, dovrete menare le mani contro ratti e russi malintenzionati, nel tentativo di recuperare oggetti, risolvere piccoli enigmi, recuperare materie prime per creare item indispensabili per progredire nell’avventura.

Non si tratta di un percorso lineare, privo di ostacoli o backtracking. Come in un qualsiasi metroidvania, a mano a mano che recupererete ciò che vi serve, dovrete ritornare spesso e volentieri sui vostri passi, zompando da uno scenario all’altro, tramite la comoda mini-mappa, al fine di completare una quest dopo l’altra in un’epopea che, come dicevamo, segue quasi alla lettera le puntate che compongono l’ultima stagione di Stranger Things.

Non è solo una questione di ricerca e recupero, tuttavia. Progredendo nell’avventura sbloccherete nuovi personaggi, ognuno con abilità e attacchi specifici. Hopper può caricare a testa bassa i nemici, Lucas sgomberare la strada con i suoi potenti petardi, Dustin può hackerare alcuni terminali per sbloccare serrature.

In alcuni casi, insomma, si tratterà di usare l’avatar giusto, al momento più indicato, ulteriore meccanica da tenere in considerazione, soprattutto quando si tratterà di completare una tra le tantissime side-quest che, pur non brillando per inventiva e complessità, hanno certamente il pregio di gonfiare una longevità altrimenti ridotta alle sole otto, nove ore richieste per raggiungere spediti i titoli di coda.

Purtroppo, nonostante premesse incoraggianti, Stranger Things 3: The Game non riesce quasi mai a stupire e appassionare. Il level design è tutt’altro che sorprendente. I nemici da sconfiggere a mazzate o a colpi di fionda sono quasi sempre gli stessi e anche le boss fight non sono impegnative quanto sperato. Gli enigmi sono tutti prevedibili, poco stimolanti, già visti altrove.

Come se non bastasse, la trama è abbastanza lacunosa da rendere l’intreccio assolutamente incomprensibile per chi non ha visto la terza stagione della serie TV, ma priva di ulteriori spunti che possano in qualche modo accendere la curiosità di chi, al contrario, sa già come va a finire l’ennesima epopea di Mike e soci.

[caption id="attachment_197725" align="aligncenter" width="1000"]Stranger Things 3: The Game screenshot Sparsi per le ambientazioni troverete dei tavoli da lavoro, fondamentali per creare tutti gli oggetti che vi permetteranno di progredire nell’avventura[/caption]

Stranger Things 3: The Game è ben lontano dall’essere un prodotto fallimentare ed ignobile. Al contrario, grazie ad un art design rigorosamente 16 bit, una colonna sonora piacevole ed un gameplay tutto sommato godibile, si tratta di un tie-in apprezzabile, ma davvero divertente solo per gli appassionati della serie Netflix.

Purtroppo, il level design raffazzonato, enigmi fin troppo semplici e boss fight poco esaltanti, fanno sì che la creatura di BonusXP abbia il fiato corto e ceda piuttosto in fretta il passo alla noia, sensazione che stancamente vi accompagnerà fino ai titoli di coda, facendovi desistere piuttosto in fretta dall’idea di completare tutte le side-quest proposte.

Gli scambi di battute tra Dustin e Steve, il fascino di aggirarsi per una Hawkins riprodotta in sprite e pixel, il sottile piacere che si prova nel prendere a mazzate orde di ratti sono ingredienti che permettono a Stranger Things 3: The Game di restare a galla, di esercitare fascino a sufficienza da tenere incollato allo schermo il videogiocatore di turno. Tuttavia, come detto, si tratta di un divertimento piuttosto effimero, riservato solo agli irriducibili.

Un tie-in vecchio stile in tutto e per tutto insomma.

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