Strafumati

Un tranquillo assistente del tribunale è testimone di un omicidio e cerca di salvarsi con l'aiuto del suo pusher. Commedia anomala e divertente, ma decisamente troppo lunga...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloStrafumatiRegiaDavid Gordon GreenCastSeth Rogen, James Franco, Danny R. McBride, Kevin Corrigan, Craig Robinson, Gary Cole, Rosie PerezUscita5 dicembre 2008 

La formula Judd Apatow colpisce ancora. Commedie a basso budget (in questo caso, 25 milioni), protagonisti ormai rodati e che sono cresciuti con lui, registi con una certa personalità e una sana dose di follia. Strafumati (Pineapple Express in originale) non fa eccezione.

Intanto, l'accoppiata James Franco-Seth Rogen (che, per quanto possa sembrare strano, era già stata formata dieci anni fa nel delizioso e sfortunato telefilm Freaks and Geeks) funziona magnificamente. Se Seth Rogen mantiene i suoi soliti standard abituali, James Franco ritorna finalmente a una comicità delirante (e 'stonata') che ultimamente aveva abbandonato per ruoli più dark (tra cui, ovviamente, quello nella saga di Spider-Man). Ma tra i due contendenti, ad aggiudicarsi lo scettro di più bravo è sicuramente Danny McBride, già visto in Tropic Thunder (era il tecnico del suono). Qui, offre un'interpretazione notevolissima, nonostante (per varie vicissitudini) spesso si ritrovi a dover recitare bloccato e da fermo.

L'altro asso nella manica del film è David Gordon Green, regista sicuramente anomalo per un prodotto di questo tipo e noto per drammi storici agli antipodi di Strafumati. Tuttavia, proprio questo gli consente di offrire uno sguardo diverso su una pellicola che poteva cadere semplicemente nella comicità grossolana più rozza e che invece diventa anche qualcos'altro. Basti pensare alla deliziosa scena in cui i due protagonisti giocano nel bosco o all'incredibile inseguimento in macchina, in cui un ruolo decisivo ce l'ha... un piede! E quando i due compari vendono l'erba ai ragazzini, politically correct diventa un termine senza più significato.

Dove il film funziona meno è in un certo tono che erroneamente si potrebbe definire tarantiniano, quando sarebbe meglio parlare di primi Coen e di Shane Black, lo sceneggiatore di Arma letale e L'ultimo boy scout. Il punto è che tra i tanti personaggi folli di contorno che ci vengono presentati, alcuni funzionano bene (l'incredibile padre della ragazza del protagonista), mentre altri decisamente meno (tra cui soprattutto i cattivi). E poi, la pellicola indulge decisamente troppo nelle chiacchiere dei personaggi, rendendo alcune scene assolutamente interminabili, tra cui senza dubbio il finale.

Insomma, con una ventina di minuti in meno e una maggiore attenzione a certi dettagli, sarebbe potuto venir fuori un gioiellino. Così, ci dobbiamo 'accontentare' di un prodotto molto gradevole...

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