Storm Boy, la recensione
Storm Boy articola con dolcezza e semplicità una fiaba dal realismo magico dove l'ecologia ha una dimensione filosofica necessaria
È tra il rispetto per la natura e quello per la cosmologia indigena che Storm Boy, film diretto dal regista seriale Shawn Seet, articola con dolcezza e semplicità una fiaba dal realismo magico, in cui la dimensione del ricordo e quella del racconto fungono da strumento per cambiare il futuro per il meglio. Un futuro dove tutti gli esseri convivono idealmente.
Con una regia letteralmente a volo d’uccello, tra riprese aeree e quadri d’osservazione meravigliata del paesaggio, insieme libera di esplorare l’orizzonte e ben focalizzata sull’espressività emozionante del giovanissimo attore Finn Little (Michael da piccolo), la forza di Storm Boy risiede soprattutto nella semplicità spiazzante con cui riesce a comunicare la sua filosofia, senza particolari fronzoli di trama ma facendosi cullare dai suoi piccoli-grandi eventi quotidiani. Questa filosofia di “scambio alla pari” è incorporata dalla relazione particolare che Michael ha con i pellicani: da una parte gli insegna come ritornare, dopo la cattività, a essere pellicani (gli insegna a volare, a pescare tuffandosi in acqua), dall’altra condivide con loro i giochi di un bambino umano (nascondino, giocare a palla). Con questi piccoli gesti è come se Storm Boy volesse dirci che gli umani possono ancora dare qualcosa alla natura: un’idea semplice ma estremamente forte, che non corrisponde mai alla forzata umanizzazione del naturale (esplicitata invece dalla controparte dei cacciatori che minacciano Michael e la riserva dei pellicani) o alla volontà di dominio, ma al suo esatto opposto.
Un'ultima nota positiva va fatta al modo in cui viene rappresentata la cosmologia indigena: non si tratta qui di un insieme di credenze viste con occhio occidentale, con sufficienza o senza stupore. Storm Boy crede veramente in ciò che Fingerbone dice, facendolo non solo accadere (quando un pellicano muore, dice questo, arriva sempre una tempesta: e così è) ma rendendolo davvero accettabile nell’ordine delle cose. Un passaggio anch’esso intellettualmente sofisticato, che si aggiunge alle tante altre raffinatezze che, se si osserva con attenzione, Storm Boy racchiude nella sua storia di formazione. Una storia che certamente ha da insegnare non soltanto ai più piccoli.
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