Le Storie 54: La Mano Nera, la recensione
La Mano Nera, di Onofrio Catacchio, incentrato sulla figura di Joe Petrosino, è un racconto denso, avvincente e straziante
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Il titolo del fumetto fa riferimento all'organizzazione di stampo mafioso gestita da nostri conterranei, a cui il protagonista dell'albo si oppose da sempre a New York, arrivando a organizzare, una volta promosso a tenente, l'Italian Branch, una squadra speciale di agenti italiani che non avevano problemi - a differenza dei colleghi locali o irlandesi - a comprendere la lingua dei malviventi a cui davano la caccia. Petrosino, più di vent'anni prima di Eliot Ness a Chicago, aveva messo in piedi una formazione di uomini formidabili.
Sembra che gli italiani sbarchino in America per commettere omicidi, violentare donne e bambini, mettere bombe nei negozi e ricattare chiunque gli capiti a tiro. Non c'è di che andar troppo fieri, vero?
La trama di La Mano Nera è un intrigante noir incentrato su un misterioso serial killer di prostitute, che tratteggia in maniera obiettiva, distaccata ma ficcante il dramma che il nostro popolo ha sofferto, come tutti coloro che sono costretti ad abbandonare la propria terra per sopravvivere. Abbiamo un disperato bisogno di opere come questa che ci richiamino continuamente al nostro passato, alle nostre radici di esuli, per riuscire ad affrontare un tema delicato ancora oggi nei nostri confini.
All'interno dell'intreccio c'è spazio anche per un altro elemento di cronaca: il ricatto e la minaccia di morte intimati dalla malavita al grande tenore Enrico Caruso, in tournée a New York, poi sventati dall'Italian Branch.
La Mano Nera è un racconto avvincente e affascinante, crudo e straziante in alcuni passaggi; una lettura densa di curiosità e avvenimenti, come la nascita dell'Antropologia Criminale con i lavori antesignani di Cesare Lombroso, la comparsa sulle pagine dei quotidiani delle prime comic strip e la costruzione dei grandi grattacieli a cui hanno contribuito in maniera decisiva i Pellerossa.
Sono tavole dense di azione, di spunti di riflessione, di terrore ma anche divertimento, esaltate dal segno nitido, realista e dalla regia perfetta di Onofrio Catacchio.