Storia di cani - I barbari tra noi, la recensione

Abbiamo recensito per voi Storia di cani - I barbari tra noi, di Giuseppe Ferrandino e Giancarlo Caracuzzo

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Una delle chiavi del successo di recenti opere quali Romanzo criminale e Gomorra – che hanno raccolto enormi consensi anche nelle rispettive trasposizioni cinematografiche e televisive – è la capacità degli autori di tratteggiare figure realistiche e di grande amoralità, il cui unico obiettivo è il raggiungimento e il mantenimento di una posizione di potere. Partendo da fatti reali, Giancarlo De CataldoRoberto Saviano hanno fatto emergere la natura di personaggi discutibili, specchio delle brutture e delle contraddizioni della nostra epoca.

A questo proposito, tornando indietro di vent'anni, risulta fondamentale la lettura di Storie di cani, opera seminale di Giuseppe Ferrandino (testi) e Giancarlo Caracuzzo (disegni), proposta a puntate sulle pagine della rivista Nero agli inizi degli anni ’90. Dopo una prima versione deluxe pubblicata nel 2017, Editoriale Cosmo ha recentemente rieditato questo fumetto in formato bonellide.

Protagonista della vicenda è Mimì, uno dei tanti criminali che animano il sottobosco della malavita organizzata napoletana. Dopo un colpo organizzato insieme al socio Teo ai danni dell’ingegnere Alvaro Colombo, elegante e altolocato boss locale, Mimì viene assoldato dalla sua stessa vittima per un lavoro: rapire il fratello dell’ingegnere, Dario, stabilitosi a Caserta; forse la malefatta è stata scoperta e si tratta di un modo per ricucire lo strappo, o, peggio ancora, sarà la scusa con la quale eliminare chi ha osato offendere l’immagine del capo. Senza porsi troppe domande né farsi tanti scrupoli, Mimì si mette all’opera, forte di quella che ritiene essere la sua peculiarità: l’intelligenza.

Giocando con atmosfere noir, hard boiledpulp, lo scrittore ischitano imbastisce una storia cruda – tanto nel lessico quanto nei contenuti – non immediata e corale, dalla quale emerge il ritratto di una società marcia in ogni suo aspetto. Il morbo della camorra ha ormai contaminato il quotidiano di una città segnata da eventi drammatici che si susseguono senza soluzione di continuità, proprio come gli imprevisti che si parano lungo il cammino del protagonista.

A differenza dell’impostazione giornalistica di Saviano, Ferrandino preferisce accantonare la ricostruzione delle dinamiche malavitose per concentrarsi sulla costruzione di personaggi che ne incarnino la quintessenza. I personaggi di Storia di cani sono doppiogiochisti, arrivisti, animati da una cattiveria ottusa finalizzata esclusivamente alla propria sopravvivenza. Non esistono legami di sangue, né tantomeno il rispetto: mors tua vita mea è l’unico imperativo categorico.

In questo scenario spicca prepotente Mimì, criminale dalle origini umili e senza un particolare substrato motivazionale: il suo delinquere sembra più legato a un’incapacità a costruirsi un’alternativa che a una vera e propria predisposizione. A differenza del protagonista del romanzo dello stesso Ferrandino, Pericle il nero, non esiste possibilità di redenzione per Mimì, o forse manca proprio l'intenzione di redimersi. In tal senso, la vignetta che chiude il brossurato esemplifica la scelta di abbracciare il lato più brutale, diventando il cane rabbioso che richiama il titolo dell'opera. Grotteschi e spesso sgradevoli, i personaggi di cui si compone il cast – tra cui ritroviamo anche una precedente creazione dell'autore, Zampino – sono una cupa rappresentazione della realtà, per la quale pare ormai persa ogni speranza.

La grande profondità della prosa dell'ex scrittore di Dylan Dog viene completata dalla maestria al tavolo da disegno e dallo storytelling di Caracuzzo. Lo stile asciutto dell’artista romano cattura le sfumature emozionali che ogni gesto e situazione sottende: l’espressività delle figure di Caracuzzo è così intensa da rendere quasi superfluo didascalie e ballon, accompagnando ogni sequenza con il giusto ritmo e recitazione.

Ben prima dei Savastano e del Libanese era già forte la tradizione italiana di genere, animata da personaggi estremamente magnetici. Storia di cani, di Ferrandino e Caracuzzo, è un’opera da leggere assolutamente che ha infuso a suo tempo nuova linfa a quel filone e che regala ancora oggi un personaggio principale decisamente affascinante.

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