Storia del West 1: Verso l'ignoto, la recensione
Abbiamo recensito per voi il primo numero della nuova edizione a colori di Storia del West
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Dopo essere stata presentata a Cartoomics 2019, ha esordito l'attesa nuova edizione di Storia del West, l'intramontabile capolavoro di Gino D'Antonio (16 marzo 1927 – 24 dicembre 2006).
Oggi, a distanza di oltre mezzo secolo, la collaborazione tra Sergio Bonelli Editore e If Edizioni ha dato luogo a quella che potremmo definire la versione definitiva del titolo: a cadenza mensile, questa nuova pubblicazione andrà a consolidare quella del 1984 a marchio Cepim (contenente due episodi inediti per un totale di settantacinque), ereditando in seconda di copertina gli apparati redazionali firmati dallo stesso D'Antonio per l'edizione di If datata 2003. L'aggiunta del colore e il formato - quasi quello di un cartonato alla francese – rendono questa encomiabile iniziativa editoriale la formula più vicina all'ambizioso progetto originale di D'Antonio.
Nel volume in oggetto, intitolato Verso l'ignoto, facciamo la conoscenza del capostipite della dinastia MacDonald, ossia Brett, un pittore irlandese in cerca di fortuna. È proprio la sorte, in una mattina del 1804, a fargli incontrare l'uomo che cambierà il suo destino e quello del suo paese d'adozione: Meriwether Lewis. L'esploratore, insieme al collega William Clark e per conto del Presidente Thomas Jefferson, è stato incaricato di organizzare una missione per cercare un'ipotetica via d'acqua che possa condurre all'altra costa, quella bagnata dall'Oceano Pacifico.
Il giovane artista viene così ingaggiato per redigere le carte dei nuovi territori e rappresentare le specie animali e vegetali di quelle regioni sconosciute ed esotiche; entra così a far parte del cosiddetto Corps of Discovery, la cui impresa sarà riportata negli annali come la leggendaria “Spedizione di Lewis e Clark”, recentemente rivisitata in chiave horror-fantasy da Manifest Destiny, opera di Chris Dingess e Matthew Roberts. A differenza della serie a fumetti targata Image Comics/Skybound (edita in Italia da saldaPress), l'opera di D'Antonio è dotata di una forte dose di realismo, si fonda su un'accurata documentazione ed è fedele alla cronaca dei tempi.
Con un rigore superiore a quello di Tex, vengono collocate geograficamente e nominate con precisione gran parte delle popolazioni native del luogo. Il riferimento imprescindibile resta senza dubbio La conquista del West (1962) e più in generale la vasta filmografia di John Ford, ma come mai prima - a esclusione del più noto fumetto di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini - con queste storie gli indiani sono stati liberati dallo stereotipo di feroci e spietati nemici (come Tex, Brett sposa una donna indiana), anticipando di parecchio rinomate pellicole come Soldato blu (Soldier Blue, 1970) di Ralph Nelson e Corvo rosso non avrai il mio scalpo (Jeremiah Johnson, 1972) di Sydney Pollack.
Le influenze sono diverse e inevitabili. D'Antonio, tuttavia, riesce a confezionare una straordinaria avventura che coniuga azione e suspense, romanticismo ed epica, affermandosi come un classico della Letteratura disegnata per i contenuti, la modernità del linguaggio e per l'estetica. La disinvolta sceneggiatura e l'innovativa regia di questo fumetto hanno fatto scuola, a braccetto con la pienezza e la spettacolarità del tratto dello stesso D'Antonio e di altri due maestri in materia quali Renzo Calegari e Renato Polese. La ciliegina sulla torta è l'elaborazione in quadricromia di Flavio e Francesco Chiumento, che ha infuso ancora più freschezza e vivacità nelle pagine di Storia del West.