Still - La storia di Michael J. Fox, la recensione

Still è quindi un documentario ibrido che non soddisfa mai pienamente né la voglia di realismo e verità né, d’altra parte, si vota totalmente a quella finzione ricostruita che, a conti fatti, era forse l’idea migliore del film.

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La recensione di Still - La storia di Michael J. Fox, disponibile su Apple TV+ dal 12 maggio

Se c’è una cosa che suona reale in Still - la storia di Michael J. Fox, il documentario di Davis Guggenheim sull’attore Michael J. Fox è - più che i vari momenti in cui racconta del passato da alcolizzato e dei problemi personali - il fatto che passi buona parte del breve documentario ad indugiare sul suo Parkinson senza alcuna vergogna (i diversi momenti in cui fa fisioterapia, il fatto che la videocamera riprenda da molto vicino il suo corpo). In Still, per il resto, si sente piuttosto forte la mano della finzione, della non-spontaneità: come difatti premette già il titolo, il film è eccessivamente permeato dalla retorica del “survivor”, indugiando al limite dell’eccessivo sul fatto che una malattia degenerativa come il Parkinson abbia colpito proprio una persona che del movimento e dell’espressività faceva un lavoro.

Di idee veramente buone Still ne ha anche e riguardano soprattutto l’idea di come portare avanti la narrazione. La cosa migliore è infatti il modo in cui mescola, nel racconto della vita di Fox (questo è l’unico ed esclusivo soggetto del film, la sua vita) le classiche interviste frontali a spezzoni di film e sit-com a cui questo ha lavorato (Ritorno al futuro, la sitcom Casa Keaton soprattutto), unendole a ricostruzioni ex-novo. Il tutto in effetti comincia con il sapore della finzione - una prima sequenza veramente bella in cui si racconta il Fox-personaggio più che il Fox-persona. E questo è, oltre al pregio, anche il limite del film.

Nel procedere infatti del documentario, Davis Guggenheim ogni tanto punzecchia Fox con domande dal fuori campo sulla malattia, ma per la maggior parte del tempo è Fox che ha in mano la sua biografia, narrando in voice over immagini di suoi film che in questo modo sembrano riprese effettive della sua vita (ad esempio se racconta di quando venne convocato dal direttore di produzione di Casa Keaton, ci viene mostrata una scena in cui si reca in un ufficio, e così via). In questo modo Still non fa altro che permearsi di finzione, di ricostruzione, finendo per essere un interessante esperimento linguistico ma una via non troppo funzionale per raccontare Fox secondo quell’idea di verità e di realismo che il film, invece, porta avanti sottobanco tramite le continue immagini del fisico e dell’espressività ad oggi segnate di Michael J. Fox.

Still è quindi un documentario ibrido che non soddisfa mai pienamente né la voglia di realismo e verità - non mette mai in contraddizione il personaggio, che possiede totalmente la narrazione, mentre il documentarista sembra inerme di fronte a lui - né, d’altra parte, si vota totalmente a quella finzione ricostruita che, a conti fatti, era forse l’idea migliore del film.

Siete d’accordo con la nostra recensione di Still - A Michael J. Fox Movie? Scrivetelo nei commenti!

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