State of Play - la recensione

Una coppia di giornalisti indaga su un omicidio che coinvolge un membro del Congresso e una grande società. Russell Crowe funziona, Ben Affleck no, per un film interessante, ma che poteva essere migliore...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloState of PlayRegiaKevin Macdonald
Cast
Russell Crowe, Ben Affleck, Rachel McAdams, Helen Mirren, Robin Wright Penn, Jason Bateman, Jeff Daniels
Uscita30-04-2009 

State of Play è un film importante in questo momento. State of Play è un film molto meno intelligente e maturo di quanto potrebbe sembrare a prima vista. Sono due affermazioni apparentemente contraddittorie. Ma, d'altronde, lo è anche la pellicola. Di sicuro, è bello vedere un thriller in cui non ci sono inseguimenti folli e sparatorie infinite, con un grado di maturità in questo senso decisamente invidiabile rispetto alla concorrenza. Se poi il tutto viene diretto da Kevin Macdonald, che avevo apprezzato molto nei documentari Un giorno a settembre e La morte sospesa (un po' meno nel suo esordio nelle pellicole di fiction L'ultimo re di Scozia), allora il prodotto generalmente ha tutte le carte in regola per funzionare.

In effetti, è quello che ti viene da pensare grazie alla scena iniziale, un inseguimento incredibilmente concreto e realistico, degno della serie di Bourne Ultimatum. Il problema è che poi tanti difetti della sceneggiatura vengono coperti grazie alla 'serietà' degli argomenti. Penso sicuramente all'assurdità nella svolta finale, ma anche e soprattutto alla sorpresa a tre quarti di film (come è stato possibile che quella realtà non venisse fuori?). Non parliamo poi di come un uomo che dovrebbe essere ricercatissimo non venga preso dalla polizia (ma individuato da una coppia di giornalisti). Così come certi dialoghi pieni di battutine sceme (fatti apposta per soddisfare un pubblico che non è detto sia così interessato a sentirli) sarebbe stato meglio evitarli. Difficile capire come un terzetto formato da Matthew Michael Carnahan (The Kingdom), Tony Gilroy (Michael Clayton) e Billy Ray (Breach - l'infiltrato) non sia stata in grado di fare qualcosa di meglio, considerando anche che si partiva dall'omonima e acclamata miniserie.

In generale, il problema è il concetto che si vuole dare del giornalismo. Intanto, la contrapposizione iniziale tra nuovi e vecchi media, per quanto magari rozza, poteva dare frutti interessanti. Ma poi si capisce in fretta che tutto andrà a finire a tarallucci e vini, tanto che il vecchio leone tradizionale e la giovane blogger agguerrita vanno d'amore e d'accordo, con un buonismo fin troppo stucchevole. Soprattutto, dovremmo fare il tifo per questi giornalisti che ostacolano le indagini della polizia e mischiano questioni personali con il loro dovere? Quasi impossibile appassionarsi a dei personaggi simili.

L'eccezione è rappresentata da Russell Crowe, che incarna perfettamente il suo ruolo, con un'onestà che è sicuramente meritevole. Per esempio, i suoi duetti con Helen Mirren (che però non sembra del tutto in parte) fanno scintille ed è un peccato che non si sia insistito su questo fronte. Il problema sono gli altri, in particolare Ben Affleck e Rachel McAdams. Il primo, come hanno fatto notare tutti, è semplicemente troppo giovane per poter essere stato compagno del personaggio di Crowe al college. Ma in realtà è anche la sua recitazione che sembra eccessiva e poco sincera. Difficile quindi non rimpiangere la scelta della prima ora, Edward Norton. Per quanto riguarda la McAdams, semplicemente è difficile appassionarsi a quello che fa, difetto che vale anche per la Wright Penn. Anche Jason Bateman, di cui avevo sentito dire mirabilie, è tutt'altro che straordinario, mentre Jeff Daniels è assolutamente sprecato nel solito ruolo del politicante moralista e corrotto.

Alla fine, una pellicola che piacerà molto ai giornalisti che si devono sentire rincuorati e avvertire che hanno ancora una funzione sociale, così come ai blogger che vedranno riconosciuto il loro ruolo. Forse, saranno gli amanti di cinema a essere meno entusiasti...

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