Stars at Noon, la recensione | Cannes 2022

Stars at Noon è un film che sembra arrivare per metà, o meglio che gira a potenza dimezzata rispetto ai mezzi che avrebbe

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La recensione di Stars at Noon, in concorso a Cannes 75

Stars at Noon ha il ritmo di un lento jazz. Uno sensuale e doloroso, umido della pioggia tropicale del Nicaragua in cui due sconosciuti - lei una giornalista americana dura e cinica, sbandata e amante del rum, lui un imprenditore inglese impettito e di poche parole - intrecciano le loro vite già misteriose con intrighi politici dalla motivazione vaporosa, ma le cui conseguenze provocano un dolore cocente e passionale che diventa un amore impossibile.

Dopo il futurista e filosofico High Life, Claire Denis con Stars at Noon costruisce con la scusa del genere (thriller) ancora un film a cui in realtà interessa il solo desiderio (sensuale e/o utilitaristico) di chi ci è dentro. Si tratta di personaggi che vanno letteralmente alla deriva lungo una storia dalla direzione incerta, imprevedibile. Per questo motivo Stars at Noon sul lungo corso (due ore e trenta) risulta a volte insostenibile, quasi estenuante. Eppure il suo magnetismo, costruito con i corpi sensuali e ricolmi di dolore dei due amanti, riesce per singole scene a dare ottimamente il senso di un viaggio che davvero importa per il solo percorso e non per il suo punto d’arrivo. Tutta la fatica che richiede per farsi guardare, alla fine, sembra proprio l’oggetto esperienziale a cui Claire Denis vuole tendere.

Trish (Margaret Qualley) e Daniel (Joe Alwyn) si incontrano per desiderio e necessità, e per gli stesso motivi (ma in modo sempre crescente) continuano a volersi vicini. Lei ha bisogno di riprende il passaporto che le hanno sequestrato dopo aver scritto un articolo d’inchiesta, ma una volta legatasi a lui finisce nel mirino della polizia costaricana che sta cercando di mettere sotto scacco Daniel. Bloccati in Nicaragua senza alcun mezzo o bene se non un paio vestiti e dei contanti, i due si trascinano tra motel, locali notturni e infine la foresta pluviale per arrivare a un agognato confine che possa renderli liberi.

Il mistero che ognuno di loro conserva di sé è il limite preciso di quel desiderio e della possibilità dell’amore. I due si conoscono solo stando vicini, toccandosi, mentre di loro stessi non dicono mai niente. Margaret Qualley è il punto d’attrazione, la sua recitazione dura, nervosa e poi impercettibilmente fragile la rende non solo l’aspetto più importante ma anche il più interessante del film. È infatti molto più a lei che a Joe Alwyn a cui Claire Denis tende con lo sguardo (sì, anch’esso desideroso e sensuale), secondo una costruzione altalenante dei punti d’attrazione che alla lunga perde un po’ il filo delle relazioni fisiche e spaziali fino a quel punto costruite.

Stars at Noon è in questo senso un film che sembra arrivare per metà, o meglio che gira a potenza dimezzata rispetto ai mezzi che avrebbe: ovvero una regia, quella di Denis, che è capace di rendere tutto intrigante ma che si mostra solo per lampi improvvisi.

Siete d’accordo con la nostra recensione di Stars at Noon? Scrivetelo nei commenti!

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