Starker, la recensione
Starker è un hard boiled interpretato da animali antropomorfi e con un'atmosfera poco centrata, resa ancor più straniante da disegni e colorazione
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
In realtà, su YEP! Comics poco più di un mese fa è stato pubblicato solamente il primo episodio del fumetto, Morire oggi, e per leggere i due successivi sarà necessario acquistare il volume cartaceo, disponibile tra qualche settimana.
In Starker, il protagonista eponimo è un cane antropomorfo molto simile a un essere umano; gli unici elementi bestiali sono però un naso a tartufo e delle piccole orecchie cadenti, come molte comparse che si aggirano tra le strade di Topolinia. Si tratta di un sicario pronto a servire il migliore offerente, anche se questo dovesse significare tradire il precedente datore di lavoro. Vediamo il personaggio alle prese con sparatorie letali, intrusioni in edifici iper-protetti, agguati e travestimenti. La trama non brilla per originalità ma l'effettivo problema di questo fumetto non è tanto il cosa, quanto il come.
Non è ben chiaro perché una storia simile sia stata fatta interpretare a dei personaggi antropomorfi: l'equilibrio tra il noir e la comicità è totalmente sbilanciato verso il primo e non ci sono passaggi in cui si dimostra che l'aver tirato in ballo il regno animale abbia un'effettiva utilità narrativa.
Detto ciò, Albo gode certamente di questa scelta, essendo abituato a cimentarsi con personaggi cartooneschi. In questo caso, però, il suo coinvolgimento non appare la scelta ideale, visto che una storia come questa avrebbe richiesto un tratto più realistico in grado di infondere un'atmosfera più elaborata, con inquadrature espressive e vignette dinamiche.
Ancor più straniante è la colorazione accesa che fa abbondante uso di tinte pastello, una scelta fuori luogo per questo genere di racconto, resa ulteriormente bizzarra dalla tecnica adottata, che ci appare invasiva e caratterizzata da sfumature talmente marcate da ricordare gli albori della pittura digitale.