Star Wars: Vader Down #1, la recensione
Un esordio imponente per il primo crossover Star Wars targato Marvel: Vader Down parte con energia e dispone le pedine per uno scontro epico
Lo spunto che dà il via alla vicenda è arcinoto, ma varrà la pena di riepilogarlo: impegnato in una delle tante missioni segrete che sta svolgendo al di fuori delle sue mansioni ufficiali Imperiali per riconquistare il potere perduto dopo la debacle di Yavin, Vader si imbatte in una massiccia squadriglia di caccia Ribelli che riesce a fare l’impensabile: abbattere il caccia TIE Advanced dell’Oscuro Signore e bloccarlo nel pianeta sottostante, sotto il controllo della Ribellione. Ne nasce una forsennata caccia all’uomo in cui i Ribelli tentano in tutti i modi di completare l’opera ed eliminare l’agente più pericoloso dell’Imperatore, mentre Vader si prepara a resistere da solo, privato delle risorse e dei mezzi dell’Impero che è solito comandare.
Funziona tutto a meraviglia in Vader Down? In teoria sì, anche se la sua natura di crossover finisce per mettere in evidenza un problema minore che da qualche numero sta insidiando il nuovo universo fumettistico starwarsiano, e nella fattispecie quello che riguarda i comprimari della serie Darth Vader. Non era facile creare dei personaggi originali che potessero fungere da spalla in modo efficace per l’oscuro signore, ma Gillen, con l’invenzione di Aphra e dei suoi droidi, sembrava essere riuscito nell’impresa. Dopo un esordio scoppiettante e l’intuizione creativa originale, tuttavia, negli ultimi numeri della serie dedicata a Vader questi personaggi hanno iniziato rapidamente a mostrare la corda, ripetendo all’infinito l’unica nota che sembrano saper suonare: l’atteggiamento cinico/disilluso/sarcastico da parte di Aphra, le battute a tema omicida da parte dei suoi droidi. Un po’ poco a cui attaccarsi, e questo limite emerge in maniera più netta nel confronto che si profila in Vader Down e che coinvolgerà anche questi personaggi. In un confronto diretto con una gestione dei personaggi classici cinematografici pressoché impeccabile, le nuove creazioni emergono in modo più ingeneroso come limitate, e questo è un peccato. Anzi, potrebbe essere sintomo dell’unico vero problema riscontrabile nell’attuale universo fumettistico starwarsiano: in un confronto che ha visto la Marvel vincere pressoché su tutti i fronti, dalle trame alla scelta degli argomenti delle serie, dai disegni alla qualità delle storie, sulla creazione dei personaggi originali, la bilancia sembra pendere ancora a favore della Dark Horse: dopo un anno ricco di storie, duole dire che ancora non sono emerse figure in grado di reggere il confronto con un Principe Xizor, un Kir Kanos, un Exar Kun o un Cade Skywalker. Ed è un peccato, perché in un universo necessariamente espanso come quello fumettistico, la presenza di figure originali che interagiscano con i personaggi classici è una necessità imprescindibile.
La risposta nei capitoli successivi. Per ora siamo soddisfatti nel constatare che il crossover invernale di Star Wars parte col piede giusto, coinvolge ed entusiasma. Vader sarà anche stato abbattuto, ma in questa storia promette comunque di svettare.