Star Wars: The High Republic #1, la recensione
In quanto incipit di tutto il progetto editoriale e primo sguardo su una nuova epoca storica, Star Wars: The High Republic #1 avrebbe potuto osare di più
Appassionati e collezionisti stavano già tenendo d’occhio da tempo l’avvento di The High Republic, ma per il lettore o il fan più casuale di Star Wars sarà opportuno ricapitolare i dati essenziali: trattasi di un progetto editoriale concepito dalla Lucasfilm ormai un paio d’anni fa, inizialmente previsto per la scorsa primavera ma slittato per le note cause legate al Covid. Sulla falsariga di altri progetti multimediali simili, come il remoto Shadows of the Empire degli anni '90, è incentrato sulla narrazione di un grande evento globale “distribuito” su più pubblicazioni che spaziano dai fumetti ai romanzi ai libri per ragazzi. La sua particolarità sta nel fatto che segna un evento molto importante nella narrazione stellare, vale a dire l’esplorazione di una fascia temporale diversa rispetto ai pochi decenni che ruotano attorno alla caduta della Repubblica, alla nascita dell’Impero e alla lotta tra Resistenza e Primo Ordine. High Republic si prefigge l’obiettivo di tornare indietro nella storia della galassia starwarsiana e di mostrarci l’Alta Repubblica e il relativo Ordine Jedi all’apice del suo splendore, narrando gesta dal vago sapore arturiano in una sorta di epoca rinascimentale galattica.
Tutto questo per dire che Star Wars: The High Republic #1, realizzato dal team creativo composto da Cavan Scott e Ario Anindito, si portava sulle spalle un discreto carico di aspettative, essendo la prima “finestra” su un progetto che, per freschezza, innovazione e per gli ineluttabili slittamenti, era atteso con impazienza. È all’altezza delle aspettative?
Buono è il lavoro sui protagonisti, che forse sono un po’ archetipali: la padawan, Keeve Trennis, è una giovane irruenta, chiacchierona, tendente a cacciarsi nei guai e a commentare gli eventi con battute sarcastiche, mentre il suo maestro Sskeer, un Trandoshano, appartiene a una razza famosa per la sua indole feroce e violenta, quindi si distingue come "anomalia"; forse rientrando a sua volta nell’archetipo di maestro "discusso" alla Qui-Gon Jinn, ma risultando comunque sufficientemente intrigante e valido da lasciarci con la voglia di saperne di più su di lui.
E questo è uno dei punti di forza principali dell’albo, che si prende lo spazio e il tempo necessario per farci conoscere i personaggi principali e farceli apprezzare (altri maestri e cavalieri Jedi fanno capolino sulla stazione spaziale, tra cui uno Yoda leggermente più giovane, ma il loro spazio è più limitato e restano abbozzati più fugacemente). Considerato che probabilmente Keeve e Sskeer ci accompagneranno in molte fasi del progetto, la scelta di presentarceli bene e a fondo è sicuramente quella giusta.
"In quanto incipit di tutto il progetto editoriale e primo sguardo su una nuova epoca storica, avrebbe potuto osare di più"Il rovescio della medaglia è che l’approfondimento sui personaggi gioca a discapito di quella dell’ambientazione e del periodo storico. A conti fatti, questo Star Wars: The High Republic #1 potrebbe benissimo essere ambientato in epoca prequel e non se ne sentirebbe affatto la differenza. Anindito fa un buon lavoro nel rappresentare le sale della stazione spaziale, impartendo uno stile raffinato e decorativo (come si diceva, l’intento è quello di mostrarci un’epoca galattica rinascimentale). Ma da questo punto di vista, il vecchio Tales of the Jedi #1 riusciva a creare un impatto maggiore nel presentarci la galassia dei millenni passati, con le sue apparecchiature arcaiche, le sue vesti pseudo-medievali e i suoi mondi misticheggianti.
Da un lato è naturale che gli ambienti e le atmosfere siano più vicini allo Star Wars che conosciamo (siamo “solo” duecento anni nel passato, è logico che le cose siano in procinto di evolversi in quello che conosciamo); dall’altro, per il primissimo passo in un’epoca storica mai esplorata viva si poteva forse premere più l’acceleratore sul sense of wonder e sulla coralità. Forse il paragone è ingiusto, ma la mente corre a quello che le venti pagine del primo numero di House of X di Jonathan Hickman e Pepe Larraz hanno saputo fare nel presentarci una nuova ambientazione e un nuovo status quo per i mutanti nell’Universo Marvel.
C’era la possibilità di fare qualcosa che avesse un impatto analogo, ma la scelta di concentrarsi solo sullo status personale dei due protagonisti ha tarpato un po’ le ali da quel punto di vista. Senza dubbio gli aspetti di quest’epoca storica inedita saranno sviluppati più a fondo nei prossimi numeri e nei prossimi prodotti, ma resta un po’ di amaro in bocca per non essere partiti “con il botto”.
Da questo punto di vista, Star Wars: The High Republic accusa anche una seconda mancanza, anch’essa non essenziale, ma che dà un po’ di rammarico: quella di non accennare in alcun modo al conflitto e alla sfida portante della trama, che dovrà pur esserci. C’era e c’è molta curiosità sulla natura dei nemici che un cavalierato Jedi alto e potente dovrebbe affrontare in un periodo in cui i Sith sono ufficialmente fuori gioco, e alcune delle anteprime diffuse erano molto interessanti. Profilare anche di sfuggita il cast dei villain sarebbe servito a creare maggiore interesse per ciò che verrà. Sono, in fin dei conti, necessità a cui è difficile sottrarsi quando si è solo un tassello di un progetto editoriale molto vasto. I pro stanno nel fatto che ogni personaggio ed evento avranno spazio in abbondanza per essere sviluppati, i contro stanno nel fatto che servirà più tempo per poter entrare appieno nel cuore della storia e dell’ambientazione.
Star Wars: The High Republic #1 è dunque un ottimo inizio per quanto riguarda introduzione dei protagonisti e della trama che sarà portata avanti nel corso della serie. In quanto incipit di tutto il progetto editoriale e primo sguardo su una nuova epoca storica, avrebbe potuto osare di più, invece procede con il freno a mano tirato. Si conferma un albo godibile, ma c’è qualche dubbio che possa lasciare il segno come momento storico del franchise.