Star Wars Special: C-3PO, la recensione
La storia del braccio rosso sfoggiato da C-3PO ne Il Risveglio della Forza: un racconto sorprendentemente triste, riflessivo e affascinante
Giunge in soccorso di C-3PO, tristemente relegato a ruolo di semi-comparsa, il team creativo di James Robinson e Tony Harris, che creano una storia che ruota sia attorno alla nostra “ferraglia dorata” preferita che alla sua enigmatica sostituzione dell’arto, presentata nello Star Wars Special: C-3PO, un albo dalla genesi sofferta, più volte annunciato e rimandato nell’arco dei mesi precedenti, e che ha visto la luce in questi giorni per la serie di albi stellari realizzati dalla Marvel.
E questo non è che l’inizio: per quanto sia difficile da credere, la storia di C-3PO è una storia cupa, oscura, a tratti anche angosciante. Siamo lontani anni luce dai fumetti della Dark Horse in cui i droidi svolgevano il loro essenziale ruolo di spalle comiche o momenti di alleggerimento. Nulla di tutto questo: anzi, la storia si svolge dall’inizio alla fine senza che nemmeno una singola battuta o un momento comico giunga ad allietare o ad alleggerire l’atmosfera, cosa che perfino le controparti “umane” di C-3PO, dai classici Luke e Han fino ai più recenti Poe, Finn e Rey, hanno saputo concedersi almeno in minima parte.
Durante il viaggio c’è tempo per conoscere le “personalità” (ma forse è una parola grossa) dei vari droidi sopravvissuti, e soprattutto c’è l’occasione di conoscere le loro riflessioni in una situazione in cui, per la prima volta, si ritrovano completamente privati e isolati da ogni contatto con i loro padroni umani, sfiorando temi e problematiche che - osiamo dirlo? - hanno un vago sapore asimoviano.
Il viaggio è disperato e farà scempio del gruppo, al punto che il nostro droide sarà l’unico a uscirne “vivo”. Il famigerato braccio rosso altro non sarà che tutto ciò che rimane del penultimo droide sopravvissuto, che a dispetto di ogni programmazione, logica e imposizione meccanica, deciderà di immolarsi per consentire all’altro di sopravvivere.
C’è molto di più dei semplici fatti narrati in questa breve sinossi nello speciale di C-3PO, dai disegni di Harris, a volte surreali e allucinati, eppure adatti all’atmosfera da incubo in cui il piccolo equipaggio di droidi si ritrova immerso, ai testi ragionati e amletici dei droidi che si ritrovano a interrogarsi sul senso dell’esistenza e del significato delle loro azioni, in modo così lontano eppure così vicino alle loro controparti umane. La competizione è molto dura, ma in maniera del tutto inaspettata, C-3PO rischia di essere uno dei migliori fumetti di Star Wars prodotti nell’anno in corso. Si arriva in fondo alla storia confusi e un po’ stupefatti di avere assistito a una piccola tragedia con uno dei personaggi più comici della saga come protagonista, e a Robinson va il plauso di avere avuto il coraggio e l’inventiva di realizzare una storia tragica incentrata su C-3PO. Come direbbe il diretto interessato... “Io... non sapevo di avere questo dono!”