Star Wars: I Signori dei Sith, la recensione
Abbiamo recensito per voi il romanzo I Signori dei Sith, di Paul S. Kemp, parte del nuovo canone di Star Wars
Il nucleo della vicenda ruota attorno a un attentato alla vita dell’imperatore e di Vader da parte di una nascente cellula ribelle sul pianeta Ryloth. Come ormai ci ha abituato il nuovo canone, ogni storia presenta collegamenti grandi e piccoli al resto dell’affresco starwarsiano: il leader della resistenza Twi’lek e mente dietro agli attentati è, infatti, Cham Syndulla, noto per essere apparso nella serie TV Clone Wars e, soprattutto, per essere il padre della coprotagonista di Star Wars Rebels, Hera.
Innanzitutto ci mostra un Imperatore che fa pieno uso della Forza e delle sua capacità: immaginarlo combattere al fianco di Darth Vader con spada laser e fulmini di Forza, ha il suo appeal. È sempre impagabile, inoltre, osservare Palpatine dagli occhi del suo apprendista.
D’altronde, se l’analisi della saga lucasiana ci insegna qualcosa, la Forza, e il suo equilibrio, si rinnovano ciclicamente. A un periodo di ascesa del Lato Oscuro, che ha visto lo sterminio dei Jedi e la nascita dell’Impero, ne segue uno in cui, con l’entrata in scena di Luke, il Lato Chiaro va via via diventando più potente, a scapito dell’oscurità.
L’Imperatore de I Signori dei Sith è un uomo di una potenza indicibile, quasi onnisciente. Lo stesso non si potrà dire di lui quando, una ventina di anni dopo, non sarà in grado di prevedere l’impossibilità di piegare Luke al suo volere. E, soprattutto, sarà incapace di prevenire il tradimento del suo discepolo.
L’attentato ai due Sith, quindi, è un espediente per poterli vedere in azione insieme. Soprattutto per mostrare l’Imperatore fare uso dei suoi poteri, visto che, ne abbiamo un’ulteriore conferma, nessuno nella galassia sa, e deve sapere, che il sovrano è, in realtà, un Signore dei Sith. Solo una situazione di emergenza, come quella raccontata da Paul Kemp, giustificano l’uso della Forza da parte di Palpatine.
È, invece, compito dei nuovi personaggi introdotti dall'autore tenere alta la tensione circa i rispettivi destini. Parliamo principalmente di Isval, Belkor Dray e Delian Mors.
Isval, ragazza Twi’lek parte del gruppo di ribelli capitanato da Cham Syndulla, è quanto di più vicino abbiamo a un protagonista positivo. Totalmente devota alla causa e profondamente affezionata al suo leader, è il personaggio con cui più di ogni altro possiamo entrare in empatia, soprattutto per via del fatto che il suo fato rimane in sospeso fino all’ultima pagina.
Belkor e Mors sono, invece, due imperiali stanziati su Ryloth. Due personalità che non potrebbero essere più diverse l’una dall’altra. Il colonnello Belkor Dray è un doppiogiochista interessato e senza scrupoli, senza alcun obiettivo che non sia il proprio tornaconto personale. Mentre Moff Dray, pigra e indolente governatrice, si rivela via via un personaggio più sfaccettato e interessante di quanto inizialmente venga lasciato supporre.
Proprio riguardo i nuovi personaggi, però, l’impressione che si ha a fine lettura è che alcune pagine in più, per svelarci le conseguenze di quanto accade nel romanzo non avrebbero guastato. Senza addentraci nel territorio degli spoiler sarebbero stato interessante vedere come gli eventi de I Signori dei Sith avrebbero influito sulle vite dei comprimari che sopravvivono agli accadimenti.
Nonostante ciò, la lettura è essenzialmente soddisfacente, soprattutto per i fan di Darth Vader. E di Palpatine. Perché è proprio l’Imperatore che ne esce maggiormente accresciuto agli occhi del lettore. Una figura che, ormai, sembra non avere più nulla di umano ma che, nella sua fredda spietatezza, sembra essere l’incarnazione stessa del Lato Oscuro della Forza.