Star Wars Rebels 1x13, "Rebel Resolve": la recensione

In questo blocco finale di episodi di Star Wars Rebels diventa evidente che ha poco senso parlare di episodi separati...

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Spoiler Alert
In questo blocco finale di episodi di Star Wars Rebels diventa evidente che ha poco senso parlare di episodi separati, in quanto quella avviata con l’episodio precedente, Call to Action, è in realtà un unica lunga storia che tutt’al più può essere ripartita in tre capitoli. Se il primo capitolo, quello dell’episodio precedente, si rivelava roboante e spiazzante alzando la posta in gioco e il livello dello scontro come abbiamo visto, questo secondo capitolo, Rebel Resolve, pur mantenendo la tensione alta e sviluppando i semi piantati in precedenza, ha principalmente una funzione di raccordo e di preparazione, mostrandoci la reazione del gruppo alla cattura di Kanan e preparando il terreno per quello che sarà sicuramente un episodio finale dai ritmi mozzafiato.

Proprio per questo motivo, sia i temi che i personaggi salienti che avevano caratterizzato l’episodio precedente (Kanan, l’intervento di Tarkin e la cattura del Jedi) passano in secondo piano per focalizzarsi sul resto dell’equipaggio del Ghost rimasto “orfano” del suo papà.

Da un lato è spiazzante e anche vagamente frustrante vedere rallentare la marcia dopo il crescendo che l’episodio precedente aveva innestato, ma dall’altro ci si rende presto conto che una “pausa” di qualche tipo era necessaria, e che anzi un momento più introspettivo tra i fuochi d’artificio dell’episodio scorso e quelli che sono immancabilmente destinati a scoppiare nel prossimo è funzionale e necessario.

Da questo punto di vista il lavoro di approfondimento fatto su Hera, Sabine, Zeb, Ezra e Chopper è molto buono, ponendo i personaggi in una situazione archetipico ma sempre efficace, vale a dire l’ordine superiore, impartito dal misterioso Fulcrum, di abbandonare Kanan al suo destino, e la volontà irriducibile di buona parte dell’equipaggio di disobbedire a quest’ordine. Inevitabile e azzeccata è la posizione di Hera, stretta tra queste priorità conflittuali e in apparenza pronta a obbedire al “bene superiore”, ma in realtà ben contenta di vedersi disobbedire dal meno razionale e più impulsivo equipaggio.

L’episodio ci accompagna nelle manovre dell’equipaggio per montare la missione di salvataggio, regalandoci una entusiasmante scena d’azione iniziale (i camminatori di Star Wars non mancano mai di affascinare) e perfino un inaspettato momento da protagonista per quello che in passato era stato poco più di una macchietta appena accennata, il criminale di bassa lega Vizago, che fa in tempo a guadagnarsi una scena cruciale e a mostrare un carattere sufficientemente sfaccettato e interessante (nonché garantirsi un sicuro ritorno nella stagione 2) prima di inviare l’equipaggio verso lo scontro finale.

Come già accadeva nell’episodio precedente, i protagonisti mostrano di avere imparato dagli errori precedenti e di essere cresciuti, risolvendo il conflitto iniziale rapidamente e dando il via all’ennesima missione di infiltrazione con maggiore efficienza e meno improvvisazione, impresa ancora più notevole se si considera che agiscono privi della figura paterna di Kanan che li aveva guidati fino ad ora: e il fatto che i “figlioli ribelli” in più di un senso ora non solo siano in grado di cavarsela senza il padre ma anzi prendano in mano la situazione per giungere in suo soccorso è un tema ricorrente dell’epos starwarsiano e un meritato riconoscimento di crescita e di sviluppo dei personaggi che non era né dovuto né scontato.

L’esito positivo della pre-missione di salvataggio (mirata essenzialmente solo a scoprire il destino e l’ubicazione di Kanan) consente di chiudere l’episodio su un ultimo piccolo colpo di scena che per una volta non coinvolge un personaggio ma un luogo: il teatro del salvataggio di Kanan sarà l’infuocato e sinistro pianeta Mustafar, già scenario del fatale duello tra Anakin e Obi-Wan Kenobi, nonché tomba infuocata del primo e luogo di nascita simbolico del suo alter-ego Darth Vader. Se a questo aggiungiamo che il nero elmo metallico del signore dei sith sta già facendo capolino nei promo per il finale di stagione, è facile intuire che un alone di minaccia incombente e di situazione disperata incombe sui nostri proto-Ribelli... ma paradossalmente è proprio così che dovrebbe essere: uno scontro duro e senza esclusione di colpi è quello che l’avventura di Rebels merita e che ormai tutto sembra promettere. Giunti alla fine del secondo capitolo di questa storia finale, mai come ora è il caso di dire che tutti i pezzi sono disposti sulla scacchiera, e che non resta che giocare l’ultima partita.

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