Star Wars Rebels 1x08, "Gathering Forces": la recensione
Dire che l’episodio precedente di Star Wars Rebels, Empire Day, si era chiuso con un cliffhanger sarebbe usare un eufemismo...
Gathering Forces riprende esattamente da qui, con un inseguimento spaziale spericolato e la fuga a rotta di collo nell’iperspazio dei Ribelli, non prima però che l’Inquisitore sia riuscito a piazzare un dispositivo tracciante sullo scafo della nave.
Parcheggiato metà del cast in sottofondo, l’episodio decide di concentrarsi quasi esclusivamente sulla coppia Kanan-Ezra e sul loro nuovo scontro con l’Inquisitore, giunto a reclamare la preda. Questo mina parzialmente le premesse che erano state poste nella prima metà dell’episodio, che sembrava imbandire la tavola per una royal rumble tra tutti i protagonisti dello show, e soprattutto si addentra in una conclusione che ha un non proprio piacevolissimo odore di déjà vu.
1) Lo sviluppo e l’approfondimento di Ezra. Chi aveva bollato Ezra come la copia in sedicesimo di Aladdin dovrà ricredersi di fronte alle problematiche che attanagliano il personaggio e al durissimo cammino che gli sceneggiatori hanno preparato per la sua crescita come Jedi. Il dilemma di Ezra sta nell’essersi “chiuso” agli altri, nell’aver imparato a non instaurare legami emotivi con nessuno per paura di rimanere di nuovo ferito e abbandonato e, in breve, nell’essersi rassegnato a sopravvivere anziché a vivere. Una sommatoria di traumi e di cicatrici mentali che ha avuto inizio con la scomparsa della sua famiglia ma che è proseguita con una dura vita di delusioni per le strade, e che ora lo ha “sterilizzato” emotivamente. Difficile che basti una lampada magica o una principessa su un tappeto volante a strappare Ezra dal triste cammino di isolamento che ha percorso finora, e gli sforzi di Kanan per correggere questa deriva e i tentativi del giovane di tornare a “connettersi” col mondo esterno promettono di essere un tema interessante e appassionante, che speriamo venga gestito con la profondità e con i tempi dovuti negli episodi a venire.
2) La “riemersione” forzata dall’iperspazio, che Kanan e Ezra decidono di intraprendere per distogliere l’Inquisitore all’inseguimento e trascinarselo dietro: splendida visivamente, con un effetto distorcente che dà effettivamente la sensazione di essere strappati da una dimensione all’altra, e costruita con una tensione che rende in modo convincente la pericolosità della manovra.
Il faccia a faccia tra maestro e apprendista Ribelli e l’Inquisitore Imperiale si svolge su Fort Anaxes, l’avamposto popolato dai frynock, i predatori nascosti nell’oscurità già visto in Gathering Darkness. E se questo può far piacere, perché contribuisce a dare la sensazione che nessun elemento sia fine a sé stesso nello show ma che prima o poi venga sempre ripreso e sviluppato (probabilmente il tocco di Greg Weisman, che ha sempre dimostrato di dare il meglio negli archi narrativi a lungo termine), quando poi si giunge al faccia a faccia vero e proprio, forse si sperava in qualcosa di più.
Intendiamoci, è impossibile annoiarsi quando due combattenti incrociano le spade laser, e lo stesso vale anche per questo nuovo faccia a faccia tra Kanan e l’Inquisitore, che include qualche variante interessante, come i frynock entrano “in sintonia” con i Ribelli e partecipano allo scontro (in verità ci sarebbe da sollevare qualche dubbio sull’uso “chiaro” della Forza per mandare le creature a morire sotto i colpi di blaster e spada laser degli Imperiali, ma non staremo a sottilizzare). D’effetto e inquietante è poi la scelta di simboleggiare l’incursione nel lato oscuro di Ezra con la “regina della covata”, un frynock talmente grosso e malevolo che perfino gli altri suoi simili ne hanno paura.
A conti fatti, però tutto si chiude con un finale che ha un sapore troppo analogo a quello di Rise of the Old Masters: un Inquisitore che duella in modo superiore e sprezzante sentendo di avere la vittoria già in tasca, che non riesce a capacitarsi poi che le cose non vadano nel modo sperato, e che rimane con un palmo di naso quando i Ribelli attuano l’ennesima fuga, con tanto di frase fatta “My master will not be pleased.” Una meccanica che alla seconda volta sa già di antico: inizia ad avvertirsi la necessità che l’Inquisitore abbia una funzione diversa dal semplice mastino da inseguimento destinato a rimanere a bocca asciutta, e che prenda in mano l’iniziativa come ci si aspetta dal villain portante della serie.
L’episodio si chiude poi con un’ulteriore, duplice letdown: un fugace incontro col misterioso Fulcrum, l’informatore che passa ai Ribelli le informazioni per le loro missioni, viene buttato sul piatto ma la rivelazione della sua identità (Bail Organa? Il Senatore Gall Trayvis? O un’altra figura che deve ancora fare la sua entrata in scena?) viene rimandata di nuovo a data da destinarsi. Idem dicasi per la sorte della famiglia di Ezra, che avrebbe costituito una ricompensa adeguata all’odissea appena conclusasi, e che viene invece rimandata anch’essa a episodi futuri con uno sbrigativo “Not now.”
In breve: per il primo arco narrativo esteso su due episodi, nonché per il midseason finale, in aggiunta all’ottimo crescendo generato nella prima parte, Gathering Forces poteva e doveva regalarci qualcosa in più. Di fatto, l’unico elemento degno di nota con cui ci lascia è il primo incontro di Ezra con il lato oscuro della Forza, evento che forse potrà sembrare sconvolgente al ragazzo, ma che noi spettatori, ormai abbastanza avvezzi alle pratiche di addestramento Jedi, avevamo già messo inconsciamente in conto, sia nelle modalità che negli esiti.
Rebels prende congedo dagli schermi per le festività natalizie (tornerà a gennaio annunciando un certo esserino verde con le orecchie a punta come guest star!) abbassando leggermente la quota rispetto all’impennata dell’episodio precedente, pur consolidando quelli che sono alcuni capisaldi ormai indiscutibili, come una solida padronanza delle scene d’azione e delle caratterizzazioni coerenti dei personaggi. Appuntamento a gennaio per la seconda metà della stagione: che la Forza sia con voi!