Star Wars Rebels 1x04, "Rise of the Old Masters": la recensione

Puntiamo subito al nocciolo della questione: Rise of the Old Masters fino qui è il migliore degli episodi di Star Wars Rebels

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Spoiler Alert
Per citare Darth Vader “facciamo a meno dei convenevoli” e puntiamo subito al nocciolo della questione: Rise of the Old Masters è il migliore degli episodi finora usciti. Se il pilot di Star Wars Rebels fungeva da “bandiera” della serie a livello di look, atmosfere e temi, questo episodio ne rappresenta l’essenza a livello di “anima”, al punto che viene da chiedersi se non sarebbe stato più opportuno collocarlo come secondo episodio, in quanto funge da complemento ideale del pilot.

Funziona quasi come un piccolo film, Rise of the Old Masters, aprendo le danze con una scena intensa sia visivamente che a livello tematico, con la prima sessione di addestramento di Ezra e Kanan, sullo scafo del Ghost che fluttua pigramente tra le nuvole. Scena oltre che suggestiva visivamente anche essenziale per le interazoni, in quanto punta i riflettori su quello che sarà il rapporto per eccellenza della serie, quello tra discepolo e maestro. Ed è un rapporto diverso tra da quello di qualsiasi relazione di tipo analogo già visto nella saga: un discepolo in apparenza poco convinto, ma in realtà assai desideroso di imparare, e un maestro che in superficie si propone come mentore, ma che intimamente nutre grossi dubbi (e probabilmente a ragione) sul suo ruolo di insegnante. Nonostante sia una scena potente, è anche l’unico momento di tranquillità e di introspezione prima che gli eventi catapultino la squadra in una delle missioni più dure e impegnative in assoluto, e non solo a livello strategico o d’azione.

L’obiettivo della missione è tentare di liberare Luminara Unduli, maestra jedi dell’epoca delle Guerre dei Cloni e apparentemente detenuta in un centro di massima sicurezza Imperiale in condizioni non troppo dissimili da quelle di uno sfinito detenuto di un lager. E la missione assume subito una doppia dimensione, perché se da un lato il salvataggio di un maestro jedi è una missione mirata a salvare un’innocente e a contestare la tirannia Imperiale, dall’altro è anche una facile via d’uscita per Kanan, che potrebbe affidare il difficile compito di addestrare Ezra a un vero maestro. La cosa non sfugge all’intuito del ragazzo, complicando ulteriormente il rapporto tra i due.

La missione di salvataggio vera e propria risulterà durissima, correggendo la rotta anche di quella che era apparsa come una pecca nel primo episodio, vale a dire l’eccessiva disinvoltura con cui i Ribelli entravano e uscivano dalle strutture Imperiali: l’infiltrazione nel centro di detenzione è difficoltosa e sofferta com’è giusto che sia. Il tutto conduce maestro e discepolo al loro primo scontro con la loro nemesi ufficiale, l’Inquisitore, che fa finalmente la sua entrata in scena ufficiale.

Come se la cava il villain portante della serie al suo esordio? La figura dell’Inquisitore ha molti punti di forza dalla sua che nella storia vengono sfruttati nel modo giusto. Per prima cosa, si dimostra letale rivelando di avere usato il cadavere della defunta Luminara come esca per gli ulteriori Jedi superstiti, lasciando intendere di averlo fatto già più volte (una scena e delle implicazioni che dovrebbero mettere a tacere definitivamente chi temesse che la Disney volesse evitare i temi cupi e oscuri). Ma oltre ad esprimere una minaccia credibile in sé, l’Inquisitore svolge anche una funzione importante nella storia sui due protagonisti: di fronte alla vera oscurità, Ezra e Kanan sono spinti a mettere da parte i loro veri o presunti problemi e imparano ad accettarsi a vicenda. Infine, una nota di merito particolare (ma c’erano pochi dubbi al riguardo) all’interpretazione di Jason Isaacs, che regala al personaggio una voce fredda, elegante e sprezzante come si conviene.

Il massimo della vittoria che i Ribelli possono riportare ufficialmente è la fuga, ma in realtà una vittoria importante, anche se intangibile, c’è: l’accettazione reciproca di studente e allievo, che chiudono l’episodio così com’era cominciato, con una scena di addestramento “da cortile” ancora più semplice, ma che stavolta funziona… e il vero cammino lungo le vie della Forza può finalmente avere inizio.

Tutto perfetto? A voler guardare il pelo nell’uovo, avremmo forse fatto volentieri a meno della sottotrama dei pipistrelloni innamorati della nave di Hera, il cui coinvolgimento, oltre ad essere vagamente forzato, è anche superfluo, considerato che entrano in gioco quando i Ribelli si sono già guadagnati la fuga con le loro forze. Sarebbe poi auspicabile che le spade laser tornassero ad acquisire fascino per le loro connotazioni mistiche e per l’uso che se ne fa, e non per l’ultimo upgrade tecnologico che montano (l’effetto “frullatore” non aggiunge poi molto alla spada dell’Inquisitore, e anzi mina un po’ il carisma del personaggio, che nell’aspetto e nelle movenze si era dimostrato molto signorile e misurato). Sono, tuttavia, minuzie: dopo Rise of the Old Masters, tutte le carte sono in tavola, la serie viaggia ora a pieno ritmo e la storia entra nel vivo: e proprio come Kanan con Ezra, Star Wars Rebels si guadagna la nostra fiducia nel momento in cui ha affrontato la sfida più impegnativa.

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