Star Wars Rebels 1x02, "Droids in Distress": la recensione
Dopo i fasti del doppio episodio pilota, Droids in Distress è il nostro primo assaggio di quello che ci attende negli episodi “regolari” di Star Wars Rebels
Iniziamo dalle riconferme: dopo un’incursione su un altro pianeta, Garel, il cuore dell’azione si sposta di nuovo su Lothal, il pianeta natale di Ezra e anche quello che la ciurma del Ghost sembra usare come base operativa. La formula di alternare un’ambientazione nuova a una regolare è probabilmente la migliore, in quanto una storia di Star Wars resterebbe penalizzata se si concentrasse su un solo pianeta, ma d’altro canto, avere un’ambientazione ricorrente a cui tornare è utile sia per affezionarsi ai luoghi e alle atmosfere “di casa” che per vedere da vicino l’effetto della dittatura Imperiale sulla gente comune, uno degli aspetti più interessanti di Rebels e che sembra anche essere uno dei temi portanti della serie.
Dopo l’Obi-Wan dell’episodio pilota, la puntata odierna si apre con due (anzi, tre!) ospiti speciali, i due droidi più famosi della saga: a fare da interprete per il ministro Imperiale in missione per reclamare il carico di armi entrano in scena C-3PO e R2-D2 (il primo, per l’occasione, interpretato da Anthony Daniels in persona). Ma la terza guest star è quella che più di tutte farà sorridere gli appassionati della Saga: la Disney cita... se stessa, ambientando la prima fase del colpo grosso dei Rebels a bordo dello Starspeeder 3000, il veicolo protagonista dell’attrazione di Star Tours su cui chiunque abbia visitato Disneyland non avrà mancato di farsi un giro. L’attenzione al minimo dettaglio è notevole (con tanto di droide modello Capitano Rex ai comandi), e ancora una volta il gioco delle parti tra personaggi e spettatori funziona, inserendo i protagonisti in una scena dove, stavolta è proprio il caso di dirlo, lo spettatore sente di essere stato personalmente!
Terzo atto riservato allo scontro finale, che ci regala un ottimo duello tra Kallus e Zeb, a dimostrazione che non solo i Jedi possono inscenare scontri interessanti uno contro uno, un sano vecchio combattimento contro un paio di camminatori Imperiali e la prima manifestazione dei poteri di Ezra.
Cosa funziona in Droids in Distress? La trama è interessante in quanto in apparenza sembra fin troppo semplicistica, ma non è affatto così, e anzi necessita una seconda visione per capire il gioco delle parti di tutte le fazioni coinvolte nel recupero del carico d’armi e assegna un ruolo assai meno lineare e scontato ai due droidi ospiti speciali. I personaggi principali continuano a funzionare bene... con la singolare eccezione di Kanan. Da questo punto di vista c’è un certo distacco rispetto a quanto visto nel primo episodio che lascia qualche perplessità: avevamo lasciato Kanan a fungere da centro morale e guida del gruppo, e intenzionato ad addestrare Ezra nelle vie della Forza. Lo ritroviamo a ignorare varie rimostranze da parte del gruppo sull’etica del commercio di armi, nonché il tormento interiore di Zeb (che ha un giustificatissimo coinvolgimento personale nella questione) e apparentemente intenzionato a posticipare l’addestramento di Ezra, al punto che il ragazzo stesso si chiede cosa gli stia passando per la testa. È possibile che Kanan sia un personaggio meno cristallino e più complicato di quanto sia apparso nel primo episodio, cosa che non è necessariamente un male, ma una certa umoralità nel suo comportamento da un episodio all’altro appare quanto meno spiazzante.
Confermato anche l’ottimo lavoro a livello visivo e d’atmosfera (lo scontro finale con i camminatori è un altro grande classico di Star Wars riproposto in modo nuovo e accattivante), nonché di colonna sonora (è un piacere sentire il tema dei droidi di Williams accompagnare la loro entrata in scena).
La puntata ci regala nel finale un’ultima comparsata speciale, quando il Ghost si aggancia a una famosa corvetta Corelliana per restituire i droidi al suo legittimo proprietario...il senatore Bail Organa di Alderaan, che aveva inviato i due col duplice tentativo di sventare l’acquisto dei prototipi da parte dell’Impero e di documentarsi sulle attività del gruppetto di “proto-Ribelli”.
Ultima perdonabile perplessità: nonostante l’entrata in scena alla fine del pilot, non c’è ancora nessuna traccia del temibile Inquisitore che ci era stato preannunciato. È decisamente ora che entri nell’arena anche lui, perché il seppur valido Kallus non può reggere a lungo al compito di unica nemesi senza rischiare di perdere mordente o credibilità.
In conclusione: un episodio solido, forse meno tumultuoso ed entusiasmante rispetto al pilot, ma che contribuisce a confermare quelle che saranno alcune caratteristiche vincenti della serie: trame solide, buone caratterizzazioni e un’ottima gestione della materia “stellare” e dei riferimenti cinematografici. Il coinvolgimento dei droidi e di Organa lascia inoltre credere che il cammino dei protagonisti sia destinato a intrecciarsi da vicino e più volte con quello del cast cinematografico... un’idea che se gestita con cura e attenzione può fare di Rebels un progetto davvero speciale.