Star Wars: Lando #1, la recensione
Furti, tradimenti, debiti, intrighi amorosi, una squadra di ladri e un braccio destro fidato e inascoltato: le avventure di Lando partono alla grande
Non è facile essere Lando Calrissian. Non lo è nell’universo di Star Wars, dove vivere di espedienti è di gran lunga più pericoloso e movimentato che nel nostro mondo e i truffati tendono a reagire mettendo mano alle armi con la massima disinvoltura. Ma non lo è neanche a livello narrativo: per molto tempo il giocatore d’azzardo e Barone Amministratore di Cloud City ha spesso vissuto all’ombra dell’ “altra” canaglia, quello Han Solo che ha dalla sua la simpatia più tradizionale e immediata del pistolero western e l’aura di leggenda di Harrison Ford che precede e accompagna il suo nome.
[caption id="attachment_69959" align="alignleft" width="198"] Lando #1, variant cover di Alex Ross[/caption]
A Charles Soule, l’autore della miniserie dedicata a Lando, il cui numero #1 è uscito ieri negli USA, va soprattutto il merito di avere colto appieno l’essenza del personaggio (che nel vecchio Universo Espanso era stato usato poco e con una certa riluttanza, come se gli autori non sapessero bene cosa farsene, specialmente quando c’era un più lineare Han Solo a portata di mano). Nel primo numero della miniserie Lando rimbalza da una peripezia all’altra facendosi strada a suon di chiacchiere e di colpi di genio (o presunti tali), e sebbene siano molti i blaster puntati contro di lui, il nostro truffatore mai una volta fa ricorso alle armi personalmente.
[caption id="attachment_71036" align="alignright" width="198"] Lando #2, copertina di Alex Maleev[/caption]
Funzionano molto bene anche le matite di Alex Maleev, che danno alle avventure di Lando e compagni un sapore sgargiante ed esotico, aiutate anche da un ottimo uso dei colori, che spaziano dalle tinte calde e dorate del nido d’amore di un’Imperiale tradita a quelle verdi e torbide del sordido ufficio di un boss del crimine.
Va infine specificato - senza addentrarsi nei dettagli che potrebbero rovinare la sorpresa della lettura - che Soule gioca con le aspettative del lettore avviando la storia su una strada apparente per poi sterzarla in una direzione totalmente imprevista. Se l’intero numero sembrava essere preparatorio al furto di una nave di lusso, il furto in questione viene poi risolto nel giro di poche vignette nelle tavole finali, rivelando che la storia vera e propria non riguarderà certo il furto in questione, come sarebbe stato lecito aspettarsi, bensì le sue conseguenze. E la scena finale del primo numero non potrebbe essere più eloquente riguardo alle conseguenze in questione: guai, grossi guai, grossi grossi guai! Ma il genere di guai entusiasmanti e coinvolgenti, che costringono (nel senso buono) il lettore a tornare per il prossimo capitolo della storia per scoprire come ne verrà fuori il buon Lando... o come le cose potranno ancora peggiorare. Difetti? Pressoché nessuno, almeno per ora. Come spesso accade nelle storie di Star Wars a tema “canaglia”, è forse opportuno mettere in conto che certi aspetti che spesso vengono dati per intrinseci all’universo di Star Wars (la Forza, i Jedi, la dimensione epica/tragica, il destino) saranno pressoché assenti per lasciare spazio ad azione, umorismo, colpi di scena e frenesia, ma del resto è anche giusto che sia così. Chi però in Star Wars cerca soprattutto i temi sopraelencati dovrà mettere in conto che potrebbe non trovare ciò che gli piace.
Coloro invece a cui non dispiace uno Star Wars più leggero e solare troveranno la storia che fa per loro. Forse è ancora presto per tracciare un paragone, ma se dovessimo basarci sui due numeri #1 finora usciti, Charles Soule vince di un buon distacco la sfida delle miniserie starwarsiane con Mark Waid, centrando l’essenza del personaggio e allestendo una trama spassosa e coinvolgente, là dove le avventure della Principessa Leia della miniserie precedente barcollavano sul margine della sufficienza. Insomma, se dovessimo puntare il nostro denaro... scommetteremmo sul giocatore d’azzardo!