Star Wars Jedi: Survivor, la recensione
Star Wars Jedi: Survivor prende il gameplay di Fallen Order e ne migliora ogni aspetto. Questo, però, finisce per minare il resto del gioco
Uscito nel 2019 su PlayStation 4, Xbox One e PC, Star Wars Jedi: Fallen Order è riuscito a sorprendere i videogiocatori di tutto il mondo con un sapiente mix tra narrativa e gameplay. La trama, ambientata tra La vendetta dei Sith e Rogue One, vede il giovane Cal Kestis tentare di nascondersi dall’Impero, deciso a uccidere tutti gli Jedi rimasti in vita dopo il famigerato Ordine 66. In un crescendo roboante, Cal visiterà pianeti celebri come Dathomir, trovandosi persino di fronte al possente Darth Vader.
E voi? Siete pronti a impugnare nuovamente la vostra spada laser, oppure avete perso la fiducia nella Forza?
CONSEGUENZE E RESPONSABILITÀ
La trama di Star Wars Jedi: Survivor è ambientata cinque anni dopo le avventure di Fallen Order. L’equipaggio della Mantis si è sciolto e ora Cal vaga di pianeta in pianeta nel tentativo di sconfiggere l’Impero. Un Impero sempre più potente e inarrestabile, due caratteristiche che non possono che demotivare il cavaliere Jedi. Dopo una missione dall’esito inaspettato, Cal decide di dirigersi a Koboh, un pianeta dove far aggiustare la nave al suo ex-compagno Greez. Ha qui inizio un’avventura che pesca a piene mani dalla storyline dell'Alta Repubblica, filone narrativo che negli ultimi quattro anni Disney e Lucasfilm hanno raccontato attraverso romanzi e fumetti.
LEGGI ANCHE - Final Fantasy Pixel Remaster, la recensione
In ogni caso, Cal Kestis rimane un protagonista davvero affascinante, interpretato magistralmente dall’attore Cameron Monaghan (Gotham). Ci auguriamo sinceramente che Disney decida di dargli spazio anche al cinema o in televisione, per permettere a tutti di conoscere un personaggio tanto carismatico.
MONDI TUTTI DA ESPLORARE
Dopo un prologo decisamente cinematografico, Star Wars Jedi: Survivor dimostra a tutti di voler puntare in una direzione leggermente diversa rispetto a Fallen Order. Una volta raggiunto Koboh, infatti, il pianeta si apre di fronte a noi, permettendoci di esplorare aree molto grandi, di affrontare missioni secondarie, andare a caccia di collezionabili o di dirigerci verso il prossimo punto di svolta della trama principale. Questa libertà all’inizio è straniante e ci ha ricordato l’ottimo God of War del 2018 per approccio al “mondo aperto”.
LEGGI ANCHE - Dead Island 2, la recensione
Si tratta di una scelta che potrebbe far storcere il naso a coloro che cercano un’esperienza più lineare, ma è innegabile che esplorare Koboh, Jedah e le altre location sia un vero piacere per gli occhi e per le mani. Il gameplay di Survivor, infatti, prende ed espande quello visto in passato, trasmettendoci una sensazione di grande libertà. Una libertà filtrata dalle meccaniche metroidvania, che ci costringono a tornare più volte sui nostri passi per accedere ad aree (e missioni) differenti. Questo ci ha portato ad affrontare avvincenti sidequest, che non avremmo mai incontrato se fossimo andati spediti lungo la strada maestra.
CI VUOLE STILE
Nonostante Survivor ponga particolare attenzione all’esplorazione, Respawn Entertainment non ha certo dimenticato l’importanza di un buon combat system. La base di partenza è sicuramente rimasta la stessa, con meccaniche action che spingono il giocatore ad alternare attacchi e parate per affrontare i numerosi nemici che si parano davanti a lui. Peccato che questa volta la maggior parte degli avversari sia composta da creature, incapaci di trasmettere la stessa soddisfazione al giocatore di un combattente armato di spade e/o bastoni. Ancora una volta, mano a mano che si procede nell’avventura fanno ritorno questa seconda tipologia di nemici, permettendo al gioco di diventare più interessante rispetto all’inizio.
LEGGI ANCHE - Wo Long: Fallen Dynasty, la recensione
Il team statunitense ha inoltre lavorato molto bene sugli stili di Cal. Il nostro protagonista, infatti, può ora utilizzare una singola spada laser, due spade contemporaneamente, la spada a doppia lama (come quella di Darth Maul) e un paio di altre chicche che però vi lasciamo il piacere di scoprire. Ognuno di questi stili è poi potenziabile, permettendo al giocatore di creare una build in base alle proprie esigenze. Si tratta di un’aggiunta molto divertente, che permette a chiunque di scegliere il modo nel quale combattere. Talvolta la differenza tra i vari stili può sembrare troppo sottile, ma in alcune sezioni è bene essere pronti a cambiare rapidamente la tipologia di spada laser in uso, in modo da evitare di morire senza neanche il tempo di accorgersene.
UN TITOLO TECNICAMENTE IN DIVENIRE
Da un punto di vista tecnico, al momento di questa recensione, Star Wars Jedi: Survivor soffre di diverse incertezze anche su PlayStation 5. Il gioco non solo presenta cali di frame, ma è costellato da animazioni talvolta troppo legnose e sgradevoli. Animazioni che dubitiamo possano essere sistemate in corso d’opera e che ci hanno fatto alzare gli occhi al cielo in più di un’occasione. Basti pensare alla corsa, al salto frontale sulla parete o al triplo salto in groppa a un Nekko. In ognuno di questi casi si ha la percezione di avere di fronte qualcosa di poco definito. Di rozzo. Di non ottimizzato.
LEGGI ANCHE - Resident Evil 4, la recensione
Ottima invece la colonna sonora, che pesca a piene mani da quanto di buono fatto da John Williams, restituendo alcune tracce classiche e altre del tutto inedite. Nella media, invece, il doppiaggio in italiano. Cal e i principali comprimari vantano una recitazione convincente, ma lo stesso non si può dire dei personaggi secondari, che ci sono apparsi in più di un’occasione troppo impostati ed emotivamente poco coinvolgenti.
Star Wars Jedi: Survivor espande quanto visto in Fallen Order nel 2019. Questa scelta di game design ha però influito sia sul comparto narrativo, ora più diluito, che sul comparto tecnico, ancora martoriato da animazioni goffe e da importanti bug grafici. Forse si sarebbe potuto fare di meglio, ma è innegabile che Survivor abbia numerosi punti di forza. Ci siamo sinceramente divertiti a esplorare i vari pianeti portati in scena da Respawn Entertainement. Speriamo che un eventuale terzo capitolo possa trovare un equilibrio tra Fallen Order e Survivor. Un equilibrio costituito dalla giusta dose di gameplay e narrativa, senza che uno dei due aspetti risulti troppo totalizzante.
In attesa di una patch che corregga tutti i problemi del gioco, non possiamo che consigliarne l’acquisto a tutti i fan di Guerre Stellari. Per tutti gli altri, invece, il nostro suggerimento è di fare un passo indietro di quattro anni e di godersi l’ottimo Star Wars Jedi: Fallen Order.